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Coi fondi europei il Napoli si paga Gabbiadini

Non è uno scherzo: 3,5 milioni di euro di fondi europei destinati ad attivare campagne di marketing e comunicazione per risollevare l’immagine di Napoli dopo lo “scandalo della terra dei fuochi” finiscono nelle casse della società di De Laurentis

di Redazione

5 milioni di euro di fondi europei destinati ad attivare campagne di marketing e comunicazione per risollevare l’immagine di Napoli e dei prodotti campani dopo lo “scandalo della terra dei fuochi” sembrano quasi una barzelletta. Se poi le campagne di comunicazione nei fatti si traducono in soldi elargiti a società sportive e addirittura al Napoli calcio (che ha appena acquistato il promettente attaccante Manolo Gabbiadini, in foto), questa barzelletta diventa, per i napoletani e non, una vera presa in giro. Facciamo chiarezza coi termini: quello della terra dei fuochi non è uno scandalo, come più di uno l’ha definito, ma una tragedia che in Campania si consuma da anni, ogni giorno, sulla pelle di cittadini che non hanno istituzioni forti alle spalle a tutelarli. Il vero scandalo è destinare 3,5 milioni di quei 5 al Napoli calcio.

Stefano Caldoro, presidente delle regione Campania, ha spiegato che una percentuale dei fondi dell’Unione Europea deve essere necessariamente spesa in comunicazione. «Però», come ribatte Gennaro Esposito, consigliere comunale di Napoli (Lista Civica Napoli è Tua), «i piani di comunicazione per risollevare l’immagine di Napoli e dei suoi prodotti, non devono essere mere operazioni di marketing, non ci dimentichiamo che qui stiamo parlando anche e soprattutto di centinaia di persone che hanno subito una perdita. Non si danno dei soldi a una società sportiva come il Napoli Calcio e non si giustifica questa scelta con il ritorno in visibilità. Se si amministra una comunità tutto quello che si spende deve andare il più possibile a beneficio dei cittadini e in questo caso a beneficio delle vittime della terra dei fuochi».

Quello di Caldoro sembrerebbe un vero e proprio regalo alla società sportiva che guarda caso qualche anno fa è stata denunciata alla Corte dei Conti dallo stesso Esposito: «la società non pagava al comune il canone dello stadio dal 2006, la denuncia ha fatto scattare il sequestro e poi il pagamento di 6 milioni e 230mila euro. In sostanza che fa Caldoro? Da tre milioni e mezzo a uno che non paga neppure quanto deve all’amministrazione pubblica? Con 5 milioni si potevano fare diverse cose ma la verità è che le scelte fatte da Caldoro si sposano solo con una modalità di accrescimento del consenso perché le elezioni regionali sono alle porte. I progetti di ampio respiro non si creano perché nessuno guarda più oltre i 5 anni».

Anche il consigliere regionale Nicola Marrazzo (PD) è polemico con la scelta della Giunta: «C’è un errore di fondo di non poco conto, se non si ha un piano preciso è inutile sprecare cosi questi fondi che tra l’altro sono le uniche risorse libere che abbiamo a disposizione. Quella di Caldoro è stata solo un’elargizione di soldi. Quei cinque milioni potevano essere investiti, ad esempio, in piani di comunicazione per sensibilizzare l’opinione pubblica sullo screening oncologico».

Profondamente amareggiato don Maurizio Patriciello, parroco San Paolo Apostolo del Parco Verde a Caivano, provincia di Napoli, l’unico che negli ultimi anni si batte in prima persona per la bonifica di queste terre. «È un ennesimo tradimento delle istituzioni. Invece di iniziare le bonifiche dei terreni prendono i primi 5 milioni  dei 23 che arrivano dall’Unione europea, per darli alle società sportive tra cui il Napoli calcio. E tutte queste vittime come verranno risarcite? A loro chi ci pensa? Ieri è venuta da me una signora, il marito sta morendo di cancro allo stomaco. Disperata mi ha chiesto i soldi per comprargli una soglioletta. La gente muore e questi danno i soldi al Napoli calcio. Tutto questo è follia pura».

 


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