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Sostenibilità sociale e ambientale

Il bike sharing entra nel paniere Istat, ma al sud ancora non esiste

L'economia condivisa cresce, ma solo al Nord. Ivana Pais: «Ad utilizzare principalmente questi servizi sono i freelance, con un livello di preparazione medio alto, che hanno accesso alla tecnologia ma che hanno redditi più bassi rispetto al loro livello di preparazione»

di Anna Spena

 

Cambiano le abitudini di consumo degli italiani: è meglio condividere l’automobile anziché comprarla.  A confermarlo il Paniere Istat 2015: tra le 1441 voci che compongono la nuova versione troviamo anche car e bike sharing. La mobilità sostenibile e i mezzi di trasporto in condivisione diventano in Italia una pratica di consumo sempre più diffusa.

«La sharing economy», dice Ivana Pais, docente di management and organization in the digital economy e sociologia economica presso l’Università Cattolica di Milano, «ha intercettato un cambiamento culturale importante. La crisi ha accelerato e legittimato culturalmente diverse pratiche di riciclo, riuso e condivisione. Ad utilizzare principalmente questi servizi sono i freelance, con un livello di preparazione medio alto, che hanno accesso alla tecnologia ma che  hanno redditi più bassi rispetto al loro livello di preparazione».

Le pratiche di consumo di sharing economy  sono un oggetto di studio interessante: «queste pratiche», spiega Pais, «vedono combinarsi tre fattori diversi e centrali nella società di oggi: la presenza di una piattaforma tecnologica, l’ottimizzazione di una risorsa, e la presenza di una relazione per veicolare il servizio. Proprio per questa ultima ragione è importate aggiungere ai servizi di car e bike sharing anche quelli di car pooling come “bla bla car” che in Italia sono molto diffusi».

Il mercato car sharing, ad esempio, in Italia, attraverso servizi come Car2Go o Enjoy di Eni è cresciuto del 50% tra 2013-2014. Sono circa 3,5 milioni di utenti che usufruiscono di questi servizi. 70mila i veicoli in circolazione. Per il bike sharing, invece, sono 132 le città italiane in cui è possibile accedere al servizio. Il bike sharing di Milano, con 205 stazioni attive e circa 3.600 biciclette, è il sistema più esteso ed utilizzato d’Italia. (Dati Frost & Sullivan).

La differenza di consumi tra nord e sud Italia è però molto marcata. «Servizi di car e bike sahring», spiega Pais, «nascono da iniziative private che però sono sempre veicolate dall’amministrazione pubblica. Città come Milano, Bologna, Torino sono ai primi posti per iniziative di questo tipo. Ma per i servizi di car pooling vincono, invece, le città del sud Italia».

Anche Lorenzo Bertuccio, direttore scientifico di Euromobility, sottolinea una differenza tra nord e sud: «giustifico questa differenza tra nord e sud con un problema di carattere sociale: al sud  Italia ci sono emergenze più importanti da risolvere, questi servizi passano in secondo piano. Le uniche due esperienze più significative di bike sharing, ad esempio, sono quelle di Cagliari e Bari: la seconda è stata del tutto fallimentare».

 

 

Foto: flikr (Ted Eytan)


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