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Carcere: un detenuto su tre è straniero

La media europea è ferma al 21 per cento, ma in Svizzera ben due terzi dei carcerati è immigrato. Mancano tutele e mediatori culturali. E ottenere pene alternative per i non italiani è un sogno

di Gabriella Meroni

Nelle carceri italiane il 32% dei detenuti è straniero: 17.403 su un totale di 53.889. La maggior parte di essi è dietro le sbarre per reati minori: basti pensare che le condanne da 0 a 1 anno riguardano il 50% di stranieri, mentre tra quelli condannati a oltre 20 anni gli stranieri sono il 12% contro l'88% dei nostri connazionali. Nonostante ciò, nel nostro paese, il luogo comune "le carceri italiane sono piene di stranieri" è duro a morire e la rappresentazione mediatica della situazione carceraria è spesso lontana dai numeri reali. Questi in sintesi alcuni dati e considerazioni contenuti nel volume "Detenuti stranieri in Italia. Norme, numeri e diritti" a cura di Patrizio Gonnella, presidente dell'associazione Antigone, presentato a Roma.
Rispetto agli altri paesi europei, In Italia la percentuale di detenuti stranieri nelle carceri – con il 32% – è superiore alla media di oltre 11 punti (in Europa su un totale di 1 milione 737mila detenuti, il 21% è straniero). Tuttavia il record spetta alla Svizzera, nelle cui carceri ben il 74,2% dei detenuti  è straniero. Seguono, in questa speciale classifica degli Stati europei, l’Austria (46,75%) e il Belgio (42,3%). Ancora – emerge dai dati di Antigone – in Italia la media percentuale degli stranieri in custodia cautelare rispetto al totale delle persone non condannate presenti in carcere è del 28% contro il 21% della loro rappresentazione complessiva (che comprende i condannati). 
In generale, le presenze in carcere di detenuti stranieri sono uno specchio dei movimenti migratori. In Italia, al primo posto per nazionalità, fra gli stranieri detenuti, ci sono i marocchini (16,9%), seguiti da romeni (16,2%), albanesi (14%) e tunisini (11,2%). Nelle statistiche ufficiali non vi è inoltre alcun riferimento all’eventuale richiesta di asilo politico.
Altro difetto del sistema è il numero limitatissimo dei mediatori culturali: solo 379 in tutti i penitenziari italiani, ovvero 1,73 ogni 100 detenuti stranieri, molti dei quali lavorano a titolo volontario. "Tutta questa situazione comporta disagio – denuncia ancora Gonnella – e il disagio genera conflitti e litigiosità. Il detenuto quindi per questo suo comportamento starà più giorni in carcere, e ciò comporterà un conseguente aumento dei costi". In conclusione "se una persona è trattata bene molto probabilmente avrà uno stile di vita diverso e non ricadrà nuovamente nel reato. In questo – conclude – lo Stato deve essere un esempio di legalità". Il volume contiene anche uno 'Statuto dei diritti dei detenuti migranti' con proposte di cambiamento legislativo e regolamentare, alcune delle quali hanno una valenza generale ma un impatto maggiore sulla detenzione straniera.


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