Cooperazione & Relazioni internazionali

«La soluzione della crisi ucraina deve passare dal dialogo con Mosca»

Lia Quartapelle, deputata Pd e membro dell’Ufficio di presidenza della Commissione Esteri, ci aiuta a capire in che direzione vanno gli sforzi diplomatici che hanno portato in queste ore Merkel e Hollande a Mosca

di Lorenzo Maria Alvaro

Il fronte Ucraino dello scontro tra Kiev e le regioni filo russe è sempre più caldo. Per questo in queste ore si sono intensificati i lavori diplomatici che vedono anche il viaggio del segretario di Stato americano, John Kerry, insieme ad Angela Merkel e Francois Hollande, prima Kiev da Petro Poroshenko e poi a Mosca da Vladimir Putin. Non mancano però anche le dichiarazioni che aumentano il livello di tensione. Mentre infatti gli Stati Uniti annunciano la possibilità di cominciare ad armare Kiev, Mosca risponde richiamando i riservisti e annunciando un viaggi di Putin in Egitto. Per fare il punto sulla situazione e capire quale sia la strategia diplomatica in corso abbiamo chiamato Lia Quartapelle, deputata Pd e membro dell’Ufficio di presidenza della Commissione Esteri

 

Hollande e Merkel sono a Mosca per provare a trovare un accordo con Putin. Cosa vi aspettate da questo viaggio?
Ci aspettiamo un tentativo di soluzione di una vicenda che sembrava essere in via di miglioramento ma che nelle ultime due settimane ha assunto caratteristiche preoccupanti.

Il loro è uno sforzo che va letto come europeo?
Essendo due primi ministri di paesi europei importanti il loro è uno sforzo certamente europeo come sottolineato anche dall'Alto rappresentante Mogherini.

L'Italia quindi è in linea con Francia e Germania sulla crisi russa?
Tutti quanti riteniamo che sia necessaria una soluzione alla vicenda Ucraina e che questa soluzione passi anche da una negoziazione con Mosca. Non vedo come si possa essere su una posizione diversa. Poi certo ogni Paese ha una propria visione del contesto.

Nel frattempo gli Stati Uniti, dopo aver varato le sanzioni insieme all'Europa, hanno dichiarato che armeranno Kiev. Non è una dichiarazione che contrasta con un tentativo diplomatico?
Ogni dichiarazione può anche essere letta all'interno di un processo di negoziazione. In questo caso si minaccia di rafforzare lo strumento militare di Kiev, cosa che non è stata ancora fatta, a mio giudizio in funzione del percorso diplomatico.

La risposta di Putin però è stata di richiamare istantaneamente i riservisti. Non c'è il rischio di una escalation?
Nessuno di noi spera che si stia andando verso un’escalation. È molto positivo la ripresa dei contatti con Mosca. Si sta dialogando dunque si sta cercando una soluzione.

Putin fra pochi giorni andrà in Egitto. E la Russia ha fatto molta pubblicità a questo viaggio. Cosa significa?
Il tema dei rapporti con la Russia non riguarda solo l'Ucraina. È una grande potenza regionale che confina con tre aree calde del mondo. Da un lato il confine con l'Europa e il teatro ucraino, poi c'è l'influenza sul mediterraneo e il nord Africa, e infine la proiezione asiatica. Con la pubblicizzazione dell'incontro con al Sisi, Putin sta cercando di asserire ancora una volta il suo ruolo di potenza globale sottolineando che non si debba rapportarsi a lui solo in relazione all'Ucraina. Messaggio che, a mio avviso, l'Europa dovrebbe cogliere. Non farlo sarebbe un problema, perché vediamo in questi giorni che ad ogni azione corrisponde una reazione. Allargando la cornice del discorso si faciliterebbe il dialogo diplomatico.


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