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La solitudine, il problema sociale più diffuso

Mentre il numero delle chiese che gestiscono banchi alimentari, è raddoppiato dal 2012, in Inghilterra, secondo un sondaggio portato avanti tra le parrocchie anglicane, l’emergenza cibo, sarebbe collegata ad un altro problema sempre più diffuso: la solitudine e l’isolamento sociale

di Ottavia Spaggiari

E’ la solitudine il problema sociale più diffuso in Inghilterra, almeno secondo la chiesa anglicana. Una ricerca effettuata tra le diocesi del Paese, dal Church Urban Fund e da Church of England, infatti ha rivelato che un numero crescente di preti (il 10% in più rispetto al 2012) ritiene che la solitudine e l’isolamento sociale, rappresentino uno dei problemi maggiori nelle loro comunità. Secondo una ricerca portata avanti dall’organizzazione Relate, la scorsa estate, infatti, circa 5 milioni di persone adulte, in Gran Bretagna, non hanno amicizie strette e la maggior parte delle persone che lavorano, sono più in contatto con il proprio capo e i colleghi, che con la famiglia e gli amici più stretti ma, nonostante tutto il tempo trascorso insieme, più di quattro persone su dieci, afferma di non avere veri rapporti di amicizia sul posto di lavoro. Proprio la solitudine, secondo il sondaggio condotto tra le parrocchie anglicane, è il problema sociale diffuso indiscriminatamente tra tutte le classe sociali, arrivando ad avere gli effetti più drammatici però, sulle fasce più povere della popolazione.

Chi non ha risorse, né una rete sociale su cui contare, si trova nella condizione più fragile. Lo stesso sondaggio portato avanti dal Church Urban Fund e da Church of England, mostra che, dal 2012, il numero di parrocchie che ha iniziato ad occuparsi di banchi alimentari è più che raddoppiato dal 2012, raggiungendo il 65%.

“Attraverso il nostro lavoro quotidiano, vediamo i danni che provocano la solitudine e l’isolamento alla vita delle persone”, ha dichiarato Paul Hackwood, presidente del Church Urban Fund. “E’ molto bello, vedere la differenza che fanno le chiese tra le comunità locali, nella ricostruzione della speranza e nello sviluppo di relazioni significative”. 


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