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Quartieri a luci rosse? No, ai ghetti della tratta

Per suor Claudia Biondi, responsabile dell'area tratta e prostituzione di Caritas Ambrosiana è accettare lo sfruttamento. Ogni anno 800 nuove donne finiscono sulle strade milanesi: una su 5 è nigeriana

di Antonietta Nembri

La diocesi di Milano ha deciso di celebrare la giornata di preghiera e riflessione contro la tratta di persone martedì 10 febbraio, con due giorni di ritardo rispetto a tutto il mondo. A guidare la scelta l’occasione della visita a Milano del vescovo nigeriano cardinal John Onaiyeka protagonista dell’incontro “Evangelizzare le grandi metropoli oggi” in Duomo.
E la ragione sta nei numeri: secondo i dati della Caritas ogni anno sono circa 800 le nuove donne che finiscono sulle strade di Milano e hinterland e almeno una su cinque è nigeriana.

«Se prima le donne nigeriane arrivavano in Europa con voli quasi diretti, oggi sono ancora più deboli perché le rotte della tratta passano attraverso il deserto, rotte che portano ai barconi con viaggi sempre più drammatici. E quando arrivano in Europa vengono prese in carico dagli sfruttatori» spiega suor Claudia Biondi, responsabile area tratta e prostituzione di Caritas Ambrosiana.

Quella delle donne nigeriane è una tragedia nella tragedia della popolazione della Nigeria «Abbiamo visto che se una donna su cinque che si prostituisce arriva dalla Nigeria, il 95% di queste donne arrivano tutte dalla stessa zona dove c’è un network di trafficanti. È una tragedia» ha chiosato il vescovo di Abuja che aggiunge «il nostro governo non se ne occupa». Monsignor Onaiyeka ha poi invitato a offrire una «cura pastorale a queste donne. In questo modo metà del problema sarebbe risolto».

Lo scorso anno sono state 1.683 le donne vittima di tratta incontrate sulle strade di Milano e hinterland attraverso gli operatori e i volontari delle unità di strada coordinate dalla Caritas. In base ai nuovi contatti il turn over è di circa il 35%, su Milano città è ancora più elevato e supera il 50%. Le nigeriane in particolare sono più presenti nell’hinterland, mentre l’area urbana è appannaggio delle organizzazioni criminali che sfruttano le donne dell’Est Europa.
«Il turn over rende le relazioni molto precarie, è un limite perché tutto si basa sulla fiducia che permette alle donne di chiedere aiuto, anche sul fronte sanitario e le nostre unità di strada fano molti accompagnamenti sanitari. Il turn over è fatto apposta e non facilita la costruzione di un rapporto di fiducia» spiega ancora suor Claudia. La debolezza delle ragazze nigeriane sta anche nel debito che devono restituire che si aggira tra i 50 e i 70mila euro.

La responsabile di Caritas Ambrosiana non vuol sentir parlare di quartieri a luci rosse «Non risolverebbe il problema. L’unico risultato sarebbe quello di realizzare un ghetto per queste persone e in più una proposta di questo genere non tiene conto che queste donne non sono libere. È una proposta ideologica» dice con forza. «E quando accetti che ci siano delle situazioni di non controllo accetti un’attività illegale che non è la prostituzione, ma lo sfruttamento». La tratta è la nuova schiavitù del XXI secolo.

Foto: Getty Images


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