Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Cooperazione & Relazioni internazionali

Cécile Kyenge: «Strage di Lampedusa? Questa Europa non ha visione politica»

L’eurodeputata del Partito Democratico: «Si parla di rafforzare Triton, invece l’operazione Mare Nostrum andrebbe ripristinata e “resa europea”. Occorre una strategia politica sul lungo termine»

di Eva Donelli

Rafforzare Triton è inutile: è necessario ripristinare l’operazione Mare Nostrum e “renderla europea”, ma l’Europa non c’è”. E’ quanto dichiara l’eurodeputata del PD, Cécile Kyenge (nella foto al centro in occasione di una visita a Lampedusa), in un’intervista rilasciata a Vita.it, all’indomani della riunione informale dei Capi di Stato e di Governo, dove l’emergenza migrazioni, è stata servita come antipasto di un Consiglio “interamente fagocitato” dall’emergenza Ucraina e dalla crisi greca. «E se di immigrazione si è discusso, è soltanto dal punto di vista della sicurezza, minata dal caos libico. Sulla sorte dei migranti, le morti di Lampedusa, poco o nulla».

Ma la Libia è il principale paese di transito per entrare in Europa. Qualcosa bisogna fare, o no?
Ha fatto bene l’Italia a sollevare il problema, mettendo al centro delle politiche europee il Mediterraneo, e in particolare il caso libico. Già al pre-Vertice si è richiamata l’attenzione sulla crisi e i disordini in Libia, dove passano la maggioranza dei migranti, chiedendo agli Stati membri di non sottovalutare la frontiera del Sud Europa, ma oggi l’Europa è molto presa dall’Ucraina e dalla Grecia, forse troppo.

Beh, sono crisi che minacciano seriamente il Vecchio continente…
Ma non sono le uniche. L’ennesimo dramma di Lampedusa è qui a ricordarci che l’emergenza migratoria è altrettanto importante. Il destino dell’Europa non si gioca soltanto nell’Est e ad Atene, ma anche nel Mediterraneo, dove la gestione dell’immigrazione illustra perfettamente lo stato di confusione in cui versa l’Unione Europea. Il Consiglio informale di ieri si è concentrato sulla crisi libica, a cui bisogna dare una risposta politica, dimenticando che la questione dei migranti va affrontata su diversi fronti: da Triton al dialogo con i Paesi Terzi africani e mediorientali, da cui passano i migranti per approdare in Europa, con l’obiettivo di mettere in piedi una strategia politica a lungo termine, e non limitata ad emergenze che vengono gestite in pessimo modo.

Quale soluzione?
Si parla di rafforzare Triton, invece l’operazione Mare Nostrum andrebbe ripristinata e “resa europea”. Triton e Mare Nostrum hanno molte differenze, anche perché Triton è gestita da Frontex, l’agenzia che ha il compito di pattugliare le frontiere Sud dell’Europa. Mare Nostrum ha avuto il merito di salvare molte vite umane. C’è poi la necessità di affrontare la questione del resettlement, il “reinsediamento” dei rifugiati in Europa, e quella di creare dei centri di accoglienza per i migranti che attraversano i cosiddetti paesi di transito, in modo da sottrarli alle mani dei trafficanti, e contribuire alla risoluzione dei conflitti nei loro paesi di origine. Nel dicembre scorso il Parlamento europeo ha votato una risoluzione che prevede un “approccio olistico” all’immigrazione, dalla quale, ci auspichiamo, partirà il lavoro del nuovo Commissario europeo per le migrazioni e gli affari interni.

Sulle migrazioni i socialisti europei sono divisi, perché?
La spaccatura è di natura geografica. Influisce su tutti i partiti, si tratta di una spaccatura trasversale tra i paesi del Nord Europa e quelli del Sud. Il Partito socialista europeo non sfugge a questa logica. All’interno del Parlamento europeo, può capitare che gli eurodeputati socialisti condividano le posizioni di deputati conservatori sul tema dei migranti, e siano in contrapposizione con altri socialisti, dei paesi Nord europei. Il nodo del problema riguarda la distribuzione dei migranti sul territorio europeo. Sulle politiche di asilo, c’è disparità enorme tra una minoranza di paesi europei – sei o sette, e principalmente nordici – che accolgono i rifugiati, e gli altri che li rifiutano. Qualcosa deve cambiare, a partire dal Regolamento di Dublino, che dovrebbe privilegiare la gestione condivisa dei migranti.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA