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Vietare la pubblicità dell’azzardo non è in contrasto con le norme UE

Intervista all'eurodeputata danese Christel Schaldemose: “Vietare la pubblicità dei giochi con vincite in denaro si può e si deve. Ma deve valere per tutti”

di Eva Donelli

 

Istituire il divieto assoluto, a livello nazionale, di pubblicizzare il gioco d'azzardo? Vista da una “prospettiva europea la questione è piuttosto delicata”, sostiene l'eurodeputata danese Christel Schaldemose in un’intervista rilasciata a Vita.it e ad Il Velino. “Ciò che è fondamentale, nel caso di misure restrittive, è che queste restrizioni siano applicate a tutti i tipi di operatori, da quelli governativi al settore privato, senza distinzioni o discriminazioni”. Membro del gruppo dei Socialisti e democratici, Schaldemose è tra i deputati europei maggiormente impegnati nella lotta contro la dipendenza dal gioco d’azzardo. Nel novembre scorso, aveva partecipato all’incontro “No Slot” organizzato dall’europarlamentare Patrizia Toia, in collaborazione con il movimento No Slot, la Fondazione Exodus e VITA.

Cosa fa può fare l’UE per combattere il problema della dipendenza da gioco d’azzardo, sempre più diffusa soprattutto tra i giovani?
L’Unione europea permette agli Stati membri di combattere la dipendenza da gioco d’azzardo, ma al momento non c’è una legge europea che regola questo tema. Ad oggi abbiamo diverse leggi a livello nazionale e stiamo cercando di far collaborare gli Stati membri in maniera più efficace, tramite lo scambio di informazioni e di “buone pratiche”. Serve capire quali sono gli strumenti che possono avere un impatto positivo nella lotta alla dipendenza dal gioco d’azzardo, come introdurre limitazioni di età per l’accesso ai giochi, i controlli sulle carta di credito, vietare il marketing e la pubblicità.

Il governo italiano vorrebbe istituire il divieto di pubblicizzare il gioco d'azzardo. Qual è, secondo lei, la percezione dell’Europa di un tale divieto?
Dai confronti che ho avuto con i vari operatori e con le autorità sul gioco d’azzardo, credo sia importante imporre delle restrizioni sulla pubblicità, in particolare quando si rivolge a giovani e minorenni. Detto questo, vista da una “prospettiva europea” la questione è piuttosto delicata. Ciò che è fondamentale, nel caso di divieti e restrizioni sulla pubblicità, è che questi siano applicati a tutti i tipi di operatori, da quelli governativi al settore privato, senza distinzioni o discriminazioni. Sicuramente molti operatori non accoglierebbero di buon grado delle eventuali misure in questo senso da parte dei governi, ma vedo poche altre alternative per diminuire le tentazioni e limitare il fenomeno della dipendenza.

Se trattassimo il gioco d’azzardo come l’alcool e il tabacco, con una normativa nazionale, che cosa accadrebbe?
Vietare la pubblicità del gioco d’azzardo è legittimo, e non è in contrasto con le norme europee, ma non basterebbe a fermarla: ci sarebbero sempre altri canali, come internet o le reti televisive internazionali. In Danimarca, quando si guarda una partita di calcio su un canale straniero, si vede anche la pubblicità del paese straniero, sulla quale non si ha né controllo, né diritto di censura. Di fatto è difficile formulare delle leggi nazionali al riguardo, ma mi sento di dire che sostengo l’Italia nel suo tentativo di arginare un pericolo cosi serio.

Il gioco d'azzardo, soprattutto online, è sempre più aggressivo nei confronti dei minorenni: come si può far fronte a questa minaccia?
Dovremmo avere un approccio molto più restrittivo per quanto riguarda la pubblicità, soprattutto quando si rivolge ai più giovani, in particolare in contesti sportivi quali le partite di calcio e altre manifestazioni che i giovani seguono regolarmente, in televisione e su internet. Ma è un problema delicato a livello europeo: molti deputati al Parlamento europeo ritengono che non si possa vietare ad un’azienda privata di pubblicizzare il gioco d’azzardo e sostengono che in fondo il problema della dipendenza riguarda solo una fetta minore di chi gioca.  

In Italia il 42% dei ragazzi tra i 15 e i 18 anni gioca d'azzardo almeno una volta al mese. Una percentuale altissima. Qual è la situazione in Danimarca?
In Danimarca abbiamo stabilito delle restrizioni in base all’età, ma il numero di giovani che giocano online continua ad aumentare, proprio a causa di operazioni di marketing e pubblicità molto aggressive, che non sono vietate nel nostro paese. Per cercare di limitare il fenomeno, abbiamo aperto il mercato, istituendo un sistema di licenze obbligatorie per gli operatori che intendono pubblicizzare il gioco d’azzardo. Per ottenere la licenza si deve pagare una tassa e dimostrare di rispondere a determinati criteri. Il problema è che l’istituzione delle licenze non ha avuto l’effetto desiderato, perché ha provocato un aumento altissimo delle attività di marketing del gambling. Ne abbiamo concluso che per funzionare, un tale sistema dovrebbe includere una serie di restrizioni e regole più severe, come per esempio il divieto di pubblicizzare il gioco d’azzardo prima delle 9 di sera o in contesti che coinvolgono bambini o minori. Io credo sia possibile vietare la pubblicità aggressiva del gioco d’azzardo nell’UE, modificando le leggi nazionali. Sono in prima linea in questa battaglia.


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