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Chiara: «Abbiamo commesso il reato di voler vivere insieme»

Chiara si è presa cura del figlio che ha bisogno di assistenza 24 ore al giorno. Una situazione che definisce di "arresti domiciliari". L’Italia, unico Paese in Europa, non riconosce il ruolo dei caregivers. Per questo è stata promossa la campagna #maipiùsoli

di Carmen Morrone

Il caregiver familiare, in modo spontaneo ed autonomo, cura una persona, spesso un familiare, con patologie e disabilità gravi e gravissime. Chiara è la mamma di Simone che a causa di una grave disabilità vive, allettato, da diversi anni.

Un impegno di 365 giorni l'anno 24ore su 24, che costringe chi lo svolge agli arresti domiciliari, come dice Chiara nel video, che lo priva di diritti umani fondamentali come il diritto alla salute, al riposo e alla vita sociale.

I family caregiver sono persone che annullano la propria vita per una scelta d'amore – è la stessa Chiara a ribadirlo -, che spesso sono costrette a dover lasciare il proprio lavoro per dedicarsi totalmente all'assistenza, che vivono nella costante paura di non farcela più rischiando di condannare il proprio caro all'istituzionalizzazione.

Nel nostro Paese manca una politica che sostiene chi si occupa in ambito domestico di un famigliare non autosufficiente, manca l'attenzione sulle ricadute emotive, sociali ed economiche che la malattia ha sull'intera famiglia e sulla collettività.

Il video fa parte della campagna #maipiùsoliideata daRECPRESS Servizi MultiMediali  che sta seguendo l’impegno di quanti fanno parte del blog la cura invisibile fra  ci sono le molte famiglie come quella di Chiara e Simone.

La community del blog, lo scorso dicembre, ha consegnato 32mila firme per il riconoscimento dei diritti umani dei famigliari caregiver, al Parlamento Europeo con l'obiettivo di sottopporre la questione all'attenzione dell'istituzione comunitaria di fronte alla persistente mancanza di attenzione da parte dell'Italia.

 

 

 

 


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