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Ong – Onlus: alla fine l’Agenzia delle Entrate scioglie i dubbi

A pochi giorni dalla scadenza arriva la Risoluzione dell'AdE che chiarisce come le ong possano rimanere onlus dopo la riforma della Legge 125/2014

di Redazione

In zona Cesarini l’Agenzia delle Entrate ha fatto emanato una Risoluzione (la numero 22 del 24 febbraio) che spiega alle ong come rimanere onlus dopo che la legge 125/2014 aveva gettato un certo scompiglio tra le organizzazioni non governative che – come riconosce la stessa Agenzia – avevano avanzato numerose richieste di chiarimenti.

I dubbi che hanno assalito le ong riguardavano l’interpretazione della nuova normativa e cioè se le organizzazioni già riconosciute onlus al 29 agosto 2014 (data di entrata in vigore della nuova legge), dovevano o meno adeguare gli statuti o gli atti costitutivi per il riconoscimento come organizzazioni non lucrative di utilità sociale a tutti i requisiti previsti dall’art. 10 D.Lgs 460/97.

Con il passare delle settimane e dei mesi la fibrillazione in seno allo ong è cresciuta anche perché i sei mesi di tempo per la presentazione dell’istanza di iscrizione all’Anagrafe dello onlus scadevano il 28 febbraio 2015. E sul filo di lana (la risoluzione della Agenzia delle entrate è del 24 febbraio) è arrivata la precisazione: non serve l’adeguamento degli statuti e degli atti costitutivi. In pratica queste ong, scrive l’Agenzia delle entrate «costituiscono una particolare categoria “ad esaurimento” e mantengono le agevolazioni fiscali previste per le onlus, nonché la possibilità di accedere al beneficio del cinque per mille dell’Irpef e di ricevere erogazioni liberali deducibili e/o detraibili in capo ai soggetti eroganti senza obbligo di adeguare gli statuti o atti costitutivi».

La Risoluzione (in allegato il testo) si chiude con una specie di “nota bene” le modalità di iscrizione all’Anagrafe delle onlus in questo modo e cioè senza adeguamento «è prevista esclusivamente per le ong riconosciute idonee al 29 agosto 2014». Per le altre – aggiungiamo noi – è tutta un’altra storia.

Infatti, l’esperto e nostro collaboratore Carlo Mazzini definisce tutto questo un «mostro giuridico» e prefigura «conseguenze possibili – ovviamente neppure immaginate dai promotori della mostruosità – su chi non modifica lo statuto e non si conforma alla 460».


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