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Cooperazione & Relazioni internazionali

Perché non te li prendi in casa? In Germania lo fanno

Due giovani berlinesi hanno lanciato uno speciale Airbnb solidale dedicato ai tanti profughi che richiedono asilo nel paese. Dividono tutto, mestieri di casa e affitto, e come loro altri 400 cittadini tedeschi hanno aperto le loro case a chi non ha più nulla. Un esempio di solidarietà poco parolaia

di Gabriella Meroni

Se i rifugiati sbarcano a migliaia sulle coste italiane, sono in realtà diretti altrove, soprattutto in Germania: qui nel 2014 hanno presentato domanda di asilo oltre 200mila profughi, provenienti soprattutto dai paesi arabi. Un “assalto” che ha alimentato tensioni sociali, anche perché i nuovi arrivati vengono sistemati alla bell’e meglio in scuole in disuso o villaggi  provvisori di container alla periferia delle città. Ma a Berlino c’è qualcuno che ha deciso di fare qualcosa, aprendo la propria casa a queste persone in difficoltà: si tratta di una coppia di giovani, Mareike Geiling e Jonas Kakoschke (nella foto). Rispettivamente 28 e 31 anni, che hanno deciso di prendere alla lettera l’invito che – sia in Germania che in Italia – molti rivolgono a chi manifesta solidarietà ai profughi: se ne sono presi in casa uno. E non contenti, hanno creato un sito dove altri cittadini possono offrire ospitalità a un richiedente asilo, trattandolo né più né meno come un coinquilino qualsiasi.

“Qui in Germania i rifugiati non possono fare praticamente niente, perché non hanno permessi per lavorare”, ha dichiarato Jonas. “Non sanno la lingua, non sanno dove andare e non conoscono nessuno. Così abbiamo deciso di fare qualcosa”. Come loro, altre 400 persone si sono registrate su Refugees Welcome e hanno affittato una stanza a un profugo, non solo in Germania ma anche in Austria. Quello accolto da Mareike e Jonas è un 39enne maliano che chiede di rimanere anonimo e si fa fotografare di spalle, e che comunque corrisponde un contributo di circa 400 euro mensili  per le spese e non si tira indietro quando è il suo turno di cucinare e pulire la casa. Come qualsiasi compagno di stanza. Finora, visto che l’uomo non ha un’occupazione, l’affitto è pagato ricorrendo alle donazioni dei sostenitori del sito; in futuro, quando avrà un permesso di lavoro, le cose cambieranno. “Quando Mareike e Jonas mi hanno proposto di vivere con loro, non ci credevo”, dice. “Perché di solito ai tedeschi non piace vedere in giro persone come noi. Figuriamoci averle in casa”. Una bella svolta per lui, che era abituato a dormire per strada dopo essere arrivato a Berlino un anno fa – indovinate un po’? – via Lampedusa.


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