Cooperazione & Relazioni internazionali

Silvia Costa: Fermare le barbarie contro il patrimonio culturale

Oggi il Parlamento europeo, riunito a Strasburgo in plenaria, ha approvato una relazione sui diritti umani che include un emendamento dell’eurodeputata del PD, Silvia Costa, per perseguire le forme di distruzione del patrimonio culturale e artistico iracheno e siriano come crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

di Eva Donelli

Bruxelles – “E’ dal 27 Febbraio, un giornata di lutto per la storia, che assistiamo inebetiti alla furia distruttiva dello Stato Islamico (Is), scagliarsi contro il patrimonio artistico e archeologico dell’umanità in Iraq: libri bruciati, statue, distrutte, bulldozer che radono al suolo intere città assire, uno scempio. Oggi, il Parlamento europeo si è finalmente espresso ufficialmente”. Silvia Costa è un fiume in piena. In un’intervista rilasciata a Vita.it, l’eurodeputata del PD e presidente della Commissione Cultura e Istruzione del Parlamento europeo, esprime tutta la sua rabbia contro i saccheggi perpetrati dai jihadisti dello Stato Islamico ai danni dello straordinario patrimonio culturale e artistico dell’Iraq. Ma la sua collera non si è limitata alle parole. Sulla carta, si è tradotta in un emendamento inserito nella relazione annuale del Parlamento Europeo sui diritti umani e la democrazia nel mondo, approvato poco fa a Strasburgo con 390 voti a favore e 151 contrari. L’emendamento sottolinea che “anche sulla base delle Convenzioni UNESCO, la diversità culturale e il patrimonio culturale costituiscono un patrimonio universale alla cui protezione e valorizzazione l'intera comunità internazionale ha il dovere di cooperare”, e “ritiene quindi che siano da perseguire fermamente come crimini di guerra e crimini contro l'umanità le forme di distruzione del patrimonio culturale e artistico perpetrate intenzionalmente, come sta avvenendo in Iraq e in Siria”.

“Perché il patrimonio fa parte di un popolo, della sua storia, del suo futuro. E’ il diritto, che viene in questo modo tolto, di avere una memoria, che passa attraverso reperti, in questo caso del settimo secolo avanti Cristo,” ricorda Silvia Costa.

Le hai preso l’iniziativa di presentare l’emendamento. Qual’è il suo obiettivo specifico?

Il Parlamento europeo ha appena approvato una relazione annuale molto impegnativa sullo stato dei diritti umani e la democrazia nel mondo, e sulla politica dell’UE in particolare. I riferimenti al tema dell’educazione ci sono, ma riguardano piu che altro l’identità culturale.

Alla luce di quello che sta accadendo in Medio Oriente, ho ritenuto opportuno predisporre un emendamento che richiamasse l’attenzione sui saccheggi perpetrati da parte dell’Isis in Siria e in Iraq, ma anche sui danni arrecati nel mondo al patrimonio artistico.

Chiedo che nell’ambito dell’universalità dei diritti umani e anche sulla base delle due convenzioni dell’Unesco, la comunità internazionale debba cooperare e verificare quali azioni mettere in campo per proteggere il patrimonio artistico e culturale e chiedere attraverso un voto unanime che queste distruzioni devono essere perseguite come crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

Questo emendamento deve essere una spinta ad adottare azioni concrete.

Ma come associare la distruzione di un sito archeologico ad un crimine contro l’umanità?

Nell’ambito dello Statuto della Corte penale internazionale dell’Aia sicuramente per crimine di guerra si intende “dirigere intenzionalmente attacchi contro edifici dedicati al culto, all’educazione, all’arte alla scienza a scopi umanitari, monumenti storici”. Noi già oggi possiamo dichiarare che questo è un crimine di guerra.

Secondo la nuova concezione aggiornata dei diritti umani, la cultura fa parte dei diritti umani fondamentali, sia l’accesso alla cultura, sia la libertà di espressione attraverso la cultura.

Ci sono due convenzioni dell’Unesco; quella internazionale del 1972 sull'identificazione, la protezione e la conservazione del patrimonio mondiale culturale, rafforzata nel 2003 dalla convenzione Unesco sul patrimonio europeo, e quella del 2005, sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali e linguistiche.

Non a caso pochi giorni fa, la Direttrice generale dell’Unesco ha ribadito che ormai si può considerare la distruzione del patrimonio culturale protetto dall’Unesco, quindi patrimonio comune, come un crimine commesso ai danni dell’umanità intera. In questo senso si giustifica la dicitura di crimine contro l’umanità, perché il patrimonio fa parte di un popolo, della sua storia, del suo futuro. Concretamente, distruggendo reperti del 7° secolo al museo di Mosul, i jihadisti hanno tolto all’umanità il diritto di avere una memoria. Qui non ci si limita a un’interpretazione morale e culturale degli scempi perpetrati dall’Isis, ma anche giuridica.

Un gruppo di attivisti siriani sta rischiando la vita per raccogliere prove della distruzione e dei saccheggi e salvare quel che resta del prezioso patrimonio del paese. Cosa può fare l’UE per sostenere questi eroi volontari?

Questi volontari siriani coordinati dall’archeologo Amr Al-Azm stanno cercando di fare un’azione assolutamente straordinaria, oggi quindi chiederò al Parlamento europeo di proporre un’iniziativa a loro favore. Senza documentare e fotografare quello che c’era, che c’è e che è stato portato via, non si può sporgere una denuncia alla Corte penale dell’Aia, e soprattutto si rischia di perdere persino la memoria dei reperti esistiti e di non poter nemmeno tracciarne la ricerca.  Bisogna proteggere il lavoro di queste persone coraggiose che si stanno esponendo in prima persona, cercando di proteggere, fotografare e documentare. Ma non possono farlo soli. Per esempio perché non mandare dei droni, senza mettere a repentaglio la vita della gente?

Una mossa fondamentale in queste circostanze è imporre il divieto sul commercio dei reperti rubati in Siria e Iraq durante i saccheggi. Amr Al Azm e 250 professori hanno chiesto all’ONU che sia vietato il commercio dei reperti usciti dalla SIRIA e dall’Irak. Anche lì, che cosa può fare l’UE?

L’UE deve fare sua la richiesta fatta da Amr Al Azm e da suoi colleghi. Bloccare questo traffico illegale è fondamentale, anche perché come sappiamo sta alimentando finanziariamente l’Isis. Mi sono già espressa ieri su questa necessità durante il confronto al Parlamento europeo con l’Alto Rappresentante per gli Affari Esteri, Federica Mogherini. E’ un punto che intendo affrontare di nuovo con lei quando ci incontreremo il 16 marzo, chiedendole di fare i passi necessari presso le Nazioni Unite, l’Unesco e la stessa UE. Ci stiamo muovendo anche nei confronti del Commissario europeo alla cultura e all’educazione, Tibor Navracsics, e del Consiglio UE.

Ma è dal 26 Febbraio, ormai quasi un mese, che lo scempio si protrae. Quanto tempo ci vorrà per mettere in piedi azioni concrete?

Io ho presentato l’emendamento alla prima plenaria del Parlamento UE dopo i saccheggi, che poi è anche il primo appuntamento importante sui diritti umani, e penso che inserire questo tema in una relazione che parla di diritti umani abbia un significato. Ho cercato la prima occasione utile per chiedere alla Commissione europea e agli Stati membri di fare di più, e questa richiesta è ormai ufficiale. 


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