Attivismo civico & Terzo settore

Tav, inizia il processo del Tribunale Permanente dei Popoli

Sabato all’Università di Torino l’udienza preliminare di presentazione del processo all'alta velocità. «La speranza è che il Governo partecipi permettendo finalmente un confronto vero sull’opera», sottolinea il presidente del Controsservatorio Valsusa, Livio Pepino

di Lorenzo Maria Alvaro

«Abbiamo deciso di rivolgerci al TPP perché gli organi istituzionali non ci hanno mai dato risposta», così ha spiegato il ricorso al Tribunale Permanente dei Popoli il presidente del Controsservatorio Valsusa, Livio Pepino. Un ricorso che è stato accolto, dando inizio, proprio oggi ad un processo.

Non si tratterà naturalmente di una sentenza giudiziaria, quella che verrà emessa, ma comunque di un parere di enorme rilevanza.

Già in altre parti di Europa sono arrivate istanze simili a quelle della Valsusa: dal movimento che si oppone alla costruzione dell’aeroporto a Notre Dame de Landes, alla popolazione in Romania che si oppone allo sfruttamento delle miniere. «Si è assistito in questi anni alla globalizzazione delle grandi opere, come un fenomeno globale che si ripete con uno stesso schema: mancato ascolto della popolazioni locali, alla repressione giudiziaria, alla militarizzazione dei territori, alla violazione dei diritti fondamentali, come la manifestazione del pensiero, la libera circolazione , danni ambientali», spiegano dal Controsservatorio.

Per questo è  importante la presa di posizione di un organismo internazionale formato da esperti internazionali che prenderanno in considerazione questo fenomeno globale, pur avendo un occhio sulla Valsusa che con la sua istanza ha dato il via a questa sessione.

Come si svilupperà il processo? A spiegarlo è lo stesso Pepino, «i tempi e la modalità di svolgimento devono essere ancora stabilite. Il meccanismo di funzionamento però è noto. Il Tribunale dà avviso a tutte le parti in causa, Governo, Regione Piemonte e realtà costruttrici dell’opera, chiedendo di partecipare alle udienze e  producendo memorie che spieghino le opere».

Nei 30 anni di attività del TPP ci sono stati casi in cui dei governi hanno presenziato alle udienze. La speranza del movimento No Tav è che il Governo Italiano decida di partecipare ai lavori. «Perché ci sia un confronto e un contradditorio veri» conclude Pepino.


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