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Migranti ambientali: l’ultima illusione che fa riflettere

A Milano in mostra alla Galleria Bel Vedere il reportage di Alessandro Grassani, vincitore del premio Amilcare G. Ponchielli. Un progetto fotografico che ripercorre il dramma delle popolazioni della Mongolia, del Bangladesh e del Kenya vittime dei cambiamenti climatici

di Antonietta Nembri

Un progetto a lungo termine, iniziato nel 2011, che indaga in immagini una delle più drammatiche conseguenze dei cambiamenti climatici sulle popolazioni: il fenomeno della migrazione rurale – urbana. Questo è “Migranti ambientali: l’ultima illusione”, il progetto fotografico che si è aggiudicato l’undicesima edizione del Premio Amilcare G. Ponchielli, organizzato e sostenuto dal 2002 dal Grin (Gruppo Redattori Iconografici Nazionale).

L’autore premiato è il pavese Alessandro Grassani. Nelle motivazioni, la giuria composta da Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera (presidente della giuria), Alfredo Pratelli (fotografo e presidente onorario di AFIP International), Moreno Gentili (scrittore), Maurizio Zanuso (Galleria Bel Vedere), Mariuccia Stiffoni Ponchielli e i tre membri del Grin (Elena Ceratti, Paola Romano e Raffaele Vertaldi), hanno definito quello di Grassani "un grande reportage".  

In particolare nelle motivazioni si legge: «Raramente il dolore, l’attesa, l’illusione sono stati descritti con immagini così profonde e significative… I migranti ambientali hanno perso tutto e il loro sguardo è nel vuoto, ma conservano un’intima e indistruttibile dignità. Mentre il nostro, di sguardo, che ha la mobilità nevrotica delle cattive coscienze, scivola via. Grassani, ha anche il merito di costringerci a vedere e riflettere».

Stando a una previsione delle Nazioni Unite, nel 2050 la Terra dovrà affrontare l’emergenza di 200 milioni di migranti ambientali che non cercheranno nuove fonti di reddito nei Paesi ricchi e industrializzati, ma nelle aree urbane già sovraffollate e poverissime delle loro terre d'origine.
I primi tre Paesi indagati, mostrano le conseguenze di diverse forme di cambiamenti climatici: l’estremo freddo in Mongolia, l’innalzamento del livello del mare in Bangladesh, la siccità e le guerre tribali per il controllo delle risorse idriche in Kenya. Nella foto di apertura, tra quelle di Grassani in mostra, si vedono Erdene Tuya con il figlio di tre anni nella loro gher. Questa famiglia vive in condizioni estreme, combattendo ogni giorno contro lo Dzud, il rigido inverno mongolo. Lentamente si stanno avvicinando alla capitale Ulan Bator, alla ricerca di luoghi più caldi per mantenere in vita il proprio gregge. (La foto è stato scattata nella Provincia di Arkhangai, in Mongolia nel 2011).

Filo conduttore di tutto il lavorodi Alessandro Grassani sono le testimonianze dei migranti ambientali incontrati nelle capitali dei singoli Paesi. Queste persone sono emigrate, fuggendo dai loro villaggi resi ormai inabitabili dai cambiamenti climatici, nella speranza di trovare una vita migliore. Una speranza che presto si rivelerà la loro “ultima illusione”.

Il reportage “Migranti ambientali: l’ultima illusione” è in mostra alla Galleria Bel Vedere di Milano (via Santa Maria Valle 5 dal 20 marzo all’11 aprile).


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