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“La Forestale non venga accorpata alla Polizia di Stato”

Ben 17 presidenti di organizzazioni nazionali, tra cui WWF, Fai, Legambiente e Lipu, scrivono a tutti i senatori alla vigilia dell'esame del Ddl che accorperebbe le due realtà: "è necessaria una riforma, ma che vada verso un rafforzamento delle funzioni attuali e che garantisca all’Italia una Polizia Ambientale moderna". Ecco il testo

di Redazione

Gentilissimi Senatori,

a nome delle nostre Associazioni e quindi delle centinaia di migliaia di soci che rappresentiamo, vogliamo esprimervi la nostra grande preoccupazione  sull’ipotesi di accorpamento del Corpo Forestale dello Stato ad altre forze di Polizia, così come previsto dalla proposta di riforma della Pubblica Amministrazione avanzata dal governo ed ora alla vostra attenzione.

La nostra non è una difesa d’ufficio del Corpo Forestale, ma una riflessione oggettiva sulle possibili conseguenze che potrebbero determinarsi se l’ipotesi di accorpamento dovesse concretizzarsi, come previsto dal DDL.

Ci preoccupa l’intento di procedere al puro e semplice accorpamento senza l’introduzione di punti fermi che valorizzino al meglio le funzioni e le competenze di salvaguardia delle risorse ambientali, agroalimentari e del rispetto della legalità nei territori rurali e montani, svolte da questa importante istituzione dello Stato.

Il Corpo Forestale non è solo un corpo di Polizia: oggi garantisce la gestione diretta di importantissime aree naturali (le Riserve Naturali dello Stato), la prevenzione (come l’antincendio), la ricerca (come le banche dei semi o la riproduzione delle razze equine murgese e maremmano),  la collaborazione nella realizzazioni di progetti finanziati (con particolare riguardo ai progetti LIFE). Un insieme di attività che non sono considerate nel provvedimento in votazione al Senato, che rispondono a norme specifiche e sono incongrue rispetto al ruolo della Polizia.

La soluzione relativa alla competenze su queste problematiche dovrebbe essere quanto meno discussa ed individuata prima di procedere a qualunque ipotesi di accorpamento altrimenti, in queste condizioni, si rischia un blocco  di moltissime attività se non una perdita di servizi o che si debba procedere ad attivare  un complesso iter per il trasferimento di questi ad altri soggetti. Si sottolinea, per altro, come molte di queste attività siano fortemente connesse ai Parchi Nazionali,  senza che sia possibile ad oggi prevederne a questi il trasferimento.

A titolo di esempio si possono citare il caso  delle Riserve Naturali dello Stato rientranti nell’ambito dei Parchi Nazionali. Queste, gestite dal Corpo Forestale,   già da molti anni  per legge dovrebbero essere  sotto la diretta competenza degli Enti Parco. Ma l’impossibilità di trasferire anche le risorse per la  gestione delle riserve ha reso conveniente che queste rimanessero sotto la competenza della Forestale cha così ha potuto attuare un’economia di scala sui costi di gestione e ha potuto garantire un’omogeneità degli obiettivi di conservazione. Questo tema, non essendo oggetto di delega, non troverebbe soluzione nel decreto legislativo che regolamenterebbe l’accorpamento della Forestale alla Polizia di Stato.

Sempre a titolo di esempio, vale la pena ricordare che la Forestale gestisce le suddette riserve grazie anche a circa 1300 operai forestali che nulla c’entrano con gli operai forestali alle dipendenze regionali;  questi hanno un  particolare contratto privatistico, stabilizzato a tempo indeterminato con legge dello Stato.  Si tratta di personale che rimane dunque legato al Corpo Forestale a meno che una norma non preveda il trasferimento presso altri Enti; ma anche questo tema, non essendo trattato nella legge delega, non troverebbe soluzione nel decreto legislativo che regolamenterebbe il semplice accorpamento, con il risultato discutibile che la Polizia di Stato si troverebbe ad avere a suo carico anche gli operai forestali.

Volendo fare un altro esempio chiarificatore, va ricordato che il Corpo Forestale  gestisce per conto del Ministero delle Politiche Agricole molti immobili demaniali, molti dei quali rientrano in aree naturali protette e sono utilizzati dagli Enti gestori in un rapporto di stretta collaborazione.  Se questi beni dovessero essere trasferiti all’Ente gestore dell’area protetta  dovrebbero essere trasferiti a titolo oneroso,  poiché gli Enti Parco non rientrano tra i soggetti a cui la legge riconosce l’uso governativo gratuito delle proprietà demaniali.  Nell’ipotesi al momento in votazione al Senato, si prevede che la Forestale passi probabilmente sotto la competenze del Ministero degli Interni, mentre gli immobili demaniali rimarrebbero ovviamente nelle competenze del Ministero delle Politiche Agricole, e gli Enti Parco (che rispondono al Ministero dell’Ambiente) si  troverebbero in una situazione indefinita per  ciò che riguarda l’utilizzo di molti beni di cui sino ad oggi si sono avvalsi. 

Gli esempi possono essere molti, nel loro insieme sono rappresentativi di un patrimonio di questo Paese di cui dovremmo andare orgogliosi. Il processo di semplificazione che richiama altre esperienze comunitarie non tiene nel dovuto conto la particolarità del nostro territorio, la diversità del nostro sistema sociale, il significato trasversale che l’ambiente assume per valori costituzionali sovraordinati.

Le Associazioni Ambientaliste Le chiedono dunque di esplorare soluzioni diverse dall’ipotesi di accorpamento della Forestale alla Polizia di Stato. E’ certamente necessaria una riforma, ma che vada verso un rafforzamento delle funzioni oggi in capo alla Forestale, una riforma che  garantisca ad un Paese come l’Italia una Polizia Ambientale moderna, che unisca tradizione ed innovazione, che operi in prossimità sui territori ad alta valenza naturalistica con il massimo coinvolgimento delle popolazioni residenti. 

Crediamo che occorra fare uno sforzo per non disperdere il patrimonio di conoscenza e competenza acquisito negli anni non solo dal Corpo Forestale dello Stato, ma anche da altri soggetti come le Polizie Provinciali che potrebbero rappresentare un’importante risorsa in un quadro di ridefinizione dei compiti di polizia ambientale svolti in modo meritori da molte Istituzioni ed Enti ma che vanno ricondotti ad una strategia unitaria ed univoca.

Con osservanza,

Ennio La Malfa
Presidente Accademia Kronos

Norberto Canciani
Segretario Nazionale Associazione Ambiente e Lavoro

Luigi Vedovato
Presidente CTS

Andrea Carandini
Presidente FAI – Fondo Ambiente Italia

Francesco Greco
Presidente Fare Verde

Giulietta Pagliacci
Presidente FIAB

Elio Pacilio
Presidente Green Cross Italia

Andrea Purgatori
Presidente Greenpeace

Marco Parini
Presidente Italia Nostra

Graziella Zavalloni
Presidente LAC

Vittorio L. Cogliati Dezza
Presidente Legambiente

Fulvio Mamone Capria
Presidente Lipu

Carlo Alberto Pinelli
Presidente Mountain Wilderness

Mauro Furlani
Presidente Pro-Natura

Giuseppe Gisotti
Presidente SIGEA – Società Italiana Geologia Ambientale

Guido Pollice
Presidente Verdi Ambiente e Società

Donatella Bianchi
Presidente WWF Italia

 


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