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Media, Arte, Cultura

L’Expo dentro Bollate

Il carcere si “expone” con sei mesi di iniziative a porte aperte in occasione di Expo. Anche questa volta è l’arte a primeggiare: 20 pannelli, realizzati da artisti e detenuti, coloreranno i muri di cinta di Bollate

di Anna Spena

La seconda casa di reclusione di Milano, Bollate, e l’Expo Village quasi si toccano: sono contigui. È da questa vicinanza che nasce l’idea di “jail Expo”: durante i sei mesi dell’esposizione universale il carcere di Bollate si trasforma in una galleria d’arte sia dentro che fuori le mura, anzi, l’arte la vedi proprio sulle mura.

Per questa occasione “Cartabollate”, giornale bimestrale del carcere, si trasforma  in “(c)artebollate”, catalogo che spiega tutte le mostre e le iniziative che si terranno in carcere e che saranno aperte al pubblico ogni venerdì.

Il prossimo otto maggio, venti pannelli di tre metri per tre, saranno esposti sui muri di cinta del carcere di Bollate. Il filo conduttore di tutte le opere sarà lo stesso che muove Expo 2015: “Nutrire il pianeta”. I pannelli nascono dalla collaborazione tra alcuni artisti dell’Accademia di Brera con circa 40 detenuti del carcere.

«Ogni artista», spiega Catia Bianchi che da dieci anni lavora a Bollate come educatrice nel reparto femminile ed è responsabile dell’organizzazione delle attività culturali, «ha declinato il proprio stile condividendo la creazione dell’ opera con i detenuti con cui ha lavorato. La collaborazione con l’Accademia di Brera è datata: Brera organizzava dei corsi di pittura a Bollate, oggi due detenuti sono regolarmente iscritti all’accademia e frequentano i corsi».

All’interno del carcere saranno esposte, per tutto il periodo di expo, quattro mostre: «la prima», spiega Catia Balti, «è una collezione di quadri della Fabbrica Borroni, che pure collabora con il carcere di Bollate; il tema è quello dell’identità». Anche per le altre tre mostre, progetti fotografici, il tema dell’identità  sarà quello predominante. «La prima delle mostre fotografiche, ad esempio», spiega Catia Bianchi, «è stata realizzata da Isabella Maia, una giovane studentessa che frequenta l’accademia di Brera. Con il suo lavoro è partita dal volto delle persone per arrivare al ruolo: ha fotografato molti dei detenuti e degli operatori che lavorano a Bollate, il compito dei visitatori sarà distinguere i primi dai secondi».

All’interno del carcere si potrà ammirare anche l’installazione realizzata da Studio Azzurro con i detenuti di Bollate, per la Biennale di Venezia: figure interattive, che dialogano con il pubblico, animandosi al contatto

«Questo», sottolinea Catia Bianchi, «è un modo per dire che ci siamo anche noi. È pero anche un modo creativo per fare “uscire” i detenuti e far vivere loro  l’esperienza di Expo. Non sappiamo quanti visitatori di Expo entreranno a Bollate, ma quello che facciamo dentro al carcere deve essere riconosciuto: portiamo avanti un modello di carcere diverso; usciamo e portiamo dentro allo stesso tempo».

Anche il direttore del carcere Massimo Parisi ha dato il suo appoggio per questo progetto: «l’esperienza di Bollate è stimolante e intensa, da senso a quello che facciamo».


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