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Cooperazione & Relazioni internazionali

Repubblica Centrafricana: 2,7 mln di persone a rischio

Nel paese africano si sta vivendo una delle peggiori crisi umanitarie: 1,3 milioni di bambini hanno bisogno di aiuto immediato. Sos Villaggi dei Bambini con altre ong e agenzie internazionali sta approntando un programma di emergenza a favore di 15mila persone

di Antonietta Nembri

Una crisi umanitaria che dura dal 2013. È quella che sta vivendo la Repubblica Centrafricana che due anni fa divenne teatro di un sanguinoso conflitto e da quel momento l’insicurezza, il collasso economico e la disintegrazione del tessuto sociale e comunitario hanno amplificato i problemi della popolazione. Sono soprattutto donne e bambini le vittime della peggiore crisi umanitaria che abbia mai colpito il paese. Sono 2,7 milioni le persone che hanno bisogno di assistenza umanitaria. Particolarmente preoccupante la situazione di 436mila sfollati interni ai quali il governo della Repubblica Centrafricana non è in grado di garantire assistenza e le operazioni di soccorso si svolgono in condizioni molto difficili e pericolose.

In particolare, ricorda una nota di Sos Villaggi dei Bambini, si stima che siano 1,3 milioni i bambini che hanno bisogno di aiuto immediato. Da non sottovalutare il fatto che la Repubblica Centrafricana ha il più alto tasso di mortalità infantile sotto i 5 anni. Più di 195mila minori (15% dei bambini sotto i 18) soffrono di malnutrizione grave.

Sos Villaggi dei Bambini sta lavorando a Bangui, Bouar e a Bossangoa, con Unicef, Save the Children e Cicr.

Il Programma di Emergenza, studiato da Sos Villaggi dei Bambini, si rivolgerà a 15mila persone (bambini, ragazzi, donne e famiglie vulnerabili). In particolare si tratta di  6mila i bambini non accompagnati o separati dai familiari, 1.100 i bambini e le donne in gravidanza che soffrono di grave malnutrizione, 1.200 i ragazzi in età scolare che riceveranno istruzione di qualità, 7mila gli sfollati interni.

Grazie al programma saranno creati 10 Spazi a Misura Bambino per fornire supporto psico-sociale e pedagogico. In collaborazione con Medici Senza Frontiere, i bambini malnutriti saranno trattati nei centri nutrizionali. Ci saranno unità mobili sanitarie per visitare le famiglie nelle zone remote. Saranno distribuiti kit scolastici e i bambini saranno seguiti nell’accesso alle scuole. Gli insegnanti riceveranno una formazione pedagogica per garantire un'istruzione di qualità.

Molti i bisogni umanitari cui si risponderà: dalla protezione dei bambini e delle famiglie vulnerabili alla riunificazione di quelli soli e non accompagnati con le famiglie d’origine. Si punterà a garantire l’accesso all'assistenza sanitaria di base alle comunità delle aree remote e alla nutrizione dei bambini, delle donne in gravidanza e delle persone infette da Hiv/Aids. Tra le iniziative ci sarà l’accesso a un'istruzione di qualità e attività pedagogiche per i bambini sotto i 17 anni, la distribuzione di pacchi alimentari alle famiglie in difficoltà e, infine, ricostruzione delle case distrutte.

 


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