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Economia & Impresa sociale 

Misurare l’impatto per un Terzo settore più trasparente

In occasione della ripresa dei lavori alla Camera, dieci organizzazioni della rete del Social Value Italia mettono sul tavolo un documento per contribuire al dibattito su riforma e impresa sociale

di Redazione

In occasione della ripresa dei lavori parlamentari sulla legge delega di Riforma del Terzo settore previsti per questa mattina alle ore 12, dieci organizzazioni  di diversa natura (Avanzi – Sostenibilità per Azioni, DNVGL-Business Assurance, Fondazione Sodalitas, Human Foundation – in foto la presidente Giovanna Melandri -, KPMG Italia, Puntodock, Renovo S.p.a, SCS Azioninnova S.p.a., UBI Banca, Vita S.p.a) e il professor Mario Calderini (Politecnico di Milano) e membro della task force italiana sul Social Impact Investing hanno elaborato un documento sulla misurazione dell’impatto sociale (hashtag correlati: #delegaterzosettore #socialvalueitalia #misurazione #socent) sotto il titolo: “Misurare il valore, per un Terzo settore più trasparente e sostenibile” (in allegato la versione in pdf, corredato di note).

 

Misurare il valore, per un Terzo settore più trasparente e sostenibile

Con il presente intervento, ci preme, in qualità di organizzazioni promotrici della rete “Social Value Italia”  offrire un contributo di riflessione al dibattito sulla Legge Delega di Riforma del Terzo Settore. In particolare – a nostro avviso – vi sono, all'interno dell'articolato riguardante la revisione dello statuto giuridico dell’impresa sociale, alcuni elementi estremamente interessanti per coloro, come le nostre organizzazioni, che si occupano da tempo di misurazione dell'impatto sociale o che la ritengono un obiettivo importante a cui i soggetti del non-profit debbano tendere in quanto “misura dell’agire e della finalità perseguita”.

In primo luogo, non si può disconoscere che la delega abbia recepito un’impostazione coraggiosa  nel connettere esplicitamente la missione delle imprese sociali con la generazione di valore sociale “misurabile”. È evidente che attraverso la formulazione di questo passaggio, il legislatore voglia contribuire a mettere in campo un ecosistema più avanzato per l'imprenditorialità sociale. L'obiettivo è di allineare la normativa italiana alle politiche che regolano tale settore nei Paesi avanzati e che prescindono dalle forme giuridiche, ma anzi pongono l’attenzione alla sostanza dell’impatto sociale generato e alla governance interna, per riconoscere la natura “sociale” di un’impresa. Del resto, la “misurabilità dell'impatto sociale” è una definizione che si ritrova con una certa frequenza nei più recenti documenti della Commissioni Europea in materia di impresa sociale.

Riteniamo che questo passaggio di paradigma sia funzionale per favorire, da un lato, la diffusione di modelli d'intervento outcome-based , dall'altro, l'adozione di una robusta cultura della trasparenza per le organizzazioni sociali.

Nell'affrontare le sfide che segnano oggi le società contemporanee, è necessario cimentarsi con  nuovi approcci, orientati alla ricerca dell'efficacia e dell'efficienza, affinché vengano privilegiati quei modelli capaci di generare un cambiamento sostanziale nella vita dei beneficiari.

In tal senso, il tema della misurazione risulta essere centrale, poiché favorisce l'individuazione degli interventi più efficaci ed efficienti. Si tratta di una questione di assoluto rilievo, anche alla luce dello sforzo che la Pubblica Amministrazione dovrà mettere in campo, negli anni a venire, per colmare il gap tra risorse economiche e bisogni sociali: meno risorse saranno a disposizione e più sarà importante verificare i risultati prodotti.

L'attività di misurazione, dunque, non deve essere concepita come fosse un fardello sulle spalle delle organizzazioni che erogano servizi. Al contrario, attraverso una puntuale e flessibile attività di misurazione è possibile dare conto dell’efficacia dei propri modelli di intervento, e quindi anche di migliorarli, così da essere più efficaci nel rispondere ai bisogni dei beneficiari. Infatti, attraverso il monitoraggio e la valutazione, le organizzazioni assumono un maggior grado di consapevolezza, e migliorano la propria capacità di rettificare un intervento, laddove vi sia un'evidente incongruenza tra l'obiettivo atteso ed i risultati ottenuti. La valutazione è anche alla base dei processi d’innovazione: è con l’analisi che si individuano risposte nuove e più efficaci ai bisogni. Peraltro, le metodologie e gli standard potrebbero avere diversi livelli di complessità e di raffinatezza a seconda della dimensione e dello stadio di maturità dell'organizzazione, in modo da non creare eccessive difficoltà alle realtà più piccole o più giovani, che non dispongono delle risorse necessarie per gestire un articolato processo di misurazione e rendicontazione .

Nella discussione in Commissione Affari Sociali, il testo della delega è stato certamente arricchito di diversi spunti; ad esempio, nell'affidamento dei servizi di interesse generale si introduce il criterio dei “requisiti minimi di impatto sociale”. Si attribuisce, inoltre, al Ministero del Welfare la redazione di linee guida per la valutazione dell'impatto sociale, attraverso metodologie di analisi “qualitative e quantitative sul breve, medio e lungo periodo degli effetti sulla comunità di riferimento delle attività svolte rispetto all’obiettivo individuato”.

Rispetto all’articolo sull’impresa sociale contenuto nella Legge Delega di Riforma del Terzo Settore, nel ribadire apprezzamento per il tentativo fatto dal legislatore di proporre un impianto avanzato, ci auguriamo che i successivi passaggi parlamentari contribuiscano a rafforzare la norma, ed evitare, così, tentazioni conservatrici che rischiano di “raffreddare” una serie di processi che stanno avendo luogo nei territori.

Nonostante la crisi, infatti, ciascuna delle nostre organizzazioni, pur nella diversità di ambiti di intervento, rileva ogni giorno istanze di cambiamento e innovazione che si manifestano all'interno del Terzo Settore. In tal senso, una normativa “accogliente” potrebbe sostenere e favorire questi percorsi, il cui esito è fondamentale per disegnare un sistema di prestazioni più dinamico, che possa rispondere con maggior efficacia ai bisogni articolati ed evolutivi delle nostre comunità.

 

 


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