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Rinascita dei borghi: tutti a lezione a Romano Canavese

Un piccolo paesino piemontese che ha risposto alla crisi e alla diaspora giovanile con la “ristrutturazione sociale” usando la cultura per fare economia. E così è diventato un modello, anche per grandi comuni, come Firenze, Rimini e L'Aquila

di Lorenzo Maria Alvaro

Romano Canavese è un tipico paesino italiano. 3mila anime, in provincia di Torino. Nessun segno particolare se non essere il paese natale di Tarcisio Bertone. Ma è anche il teatro di un progetto pioneristico. «Siamo un territorio che ha vissuto la crisi ben prima del 2008:», racconta il sindaco, Oscarino Ferrero, «quando morì la Olivetti, nei primi anni 90, qui le cose precipitarono. Tutti lavoravano direttamente o indirettamente per l’industria di Ivrea. Nel giro di qualche anno i giovani cominciarono a scappare e le famiglie a sopravvivere con lavoretti saltuari o facendosi aiutare dai parenti».

Poi nel 2009 le elezioni che portano Ferrero in municipio. «Sapevo di dover ripartire dalla storia del paese e dalle sue vocazioni per provare a rilanciarlo. Ma sapevo anche che da solo non ce l’avrei fatta. Così mi sono rivolto alla Tcm Italia, un’azienda specializzata in “town center management, una metodologia americana che si occupa proprio di recuperare e rilanciare centri in difficoltà».

Dopo un percorso di studio nasce la ristrutturazione sociale e fisica di Romano. «Abbiamo messo in campo diversi progetti. Il cuore dell’iniziativa sta in una partnership tra l’ente pubblico e tanti enti privati, autoctoni e non, disposti ad investire qui. Un format che si è declinato in tante proposte», continua il sindaco. A Romano il Comune ha identificato quali esercizi commerciali avrebbero potuto avere fortuna nel centro storico e ha selezionato gli esercenti disponibili.

«Oggi abbiamo un fabbro, una sarta, un falegname, un liutaio e un ristorante a km 0. Il ritorno dei servizi è coinciso anche con il ripopolamento di quello che era diventato un quartiere dormitorio. Abbiamo anche riportato un bar in piazza per aiutare la ripresa della socialità». Tante le iniziative messe in campo. Dal progetto “Piano del colore” per il recupero delle facciate reso possibile da una convenzione con una ditta di vernici, al recupero della chiesa sconsacrata di Santa Marta che adesso accoglie il festival “Corso Internazionale di Musica Antica”, fino al mercato delle piante che si tiene in piazza una volta a settimana «per richiamare il nostro passato agricolo».

Lentamente Romano ha cominciato a rifiorire, diventando meta turistica e scena culturale importante per il territorio. E così anche l’economia è ripartita. «Come Comune abbiamo stipulato un accordo con la Fondazione Arte Nova che ora gestisce tutti gli aspetti culturali sul territorio. Nei prossimi mesi ad esempio ci sarà una grande mostra sui giochi musicali dei bambini dei primi del 900», sottolinea Ferrero.

Romano Canavese ormai è un modello. Non solo per i comuni limitrofi, «tanti mi hanno chiamato per sapere come emularci, l’ultimo in ordine San Giorgio Canavese». A ritenere quella del piccolo comune piemontese una best  practice anche Manuel Agnelli, che con l’architetto Stefano Boeri e il Comune di Firenze è in prima fila per facilitare la cultura e l’economia culturale in Italia. «È un format che chiamiamo “Ristrutturazione sociale”» spiega il cantante…

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Nell'immagine di copertina un momento del Festival “Corso Internazionale di Musica Antica


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