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Riforma Terzo Settore, la Cnesc: «Sul servizio civile, testo da migliorare»

Secondo la Conferenza nazionale degli enti «la contrazione a tre tipologie di esperienze (“cittadinanza attiva, solidarietà e inclusione sociale”) rischia di eliminare ad esempio le esperienze ambientali, nei beni culturali, nella promozione sociale, oltre che aprire alla discrezionalità del potere politico di turno»

di Redazione

La Conferenza nazionale degli enti di servizio civile (la Cnesc, in foto il presidente Licio Palazzini) promuove la riforma del Terzo settore, ma con riserva.  «Tre erano i cardini innovativi della riforma in materia di servizio civile proposta dal Governo» scrive in una nota, «Renderlo Universale, cioè aperto a tutti i giovani che chiedono di farlo e su questo punto sarà il DEF in via di presentazione e la successiva legge di stabilità 2016-2018 che chiariranno le intenzioni del Governo. Al momento con la dotazione attuale prevista per il 2016 (113 milioni di euro) si tornerebbe a poco più di 20.000 opportunità con le drammatiche conseguenze sul Servizio Civile Nazionale esistente. Per avere 50.000 giovani in servizio nel 2016, numero già basso rispetto all’obiettivo dei 100.000 nel 2017, serviranno almeno 300 milioni di euro».

«L’altro cardine», continua la nota, «era portare a compimento l’apertura ai cittadini stranieri residenti nel nostro Paese e ai cittadini comunitari. Per motivi di tenuta nella maggioranza di Governo la questione è stata accantonata, ma resta aperta sul piano parlamentare, con la curiosa situazione che, sul piano amministrativo, il servizio civile nazionale è dal 2013 aperto di fatto ai non italiani».

«L’ultimo cardine», conclude la Cnesc,  «era la definizione dell’identità costituzionale e culturale del Servizio Civile Universale per dare uno sbocco positivo ai conflitti che dal 2001 indeboliscono il servizio civile in Italia. Rispetto al limpido testo proposto dal Governo la formulazione votata appare confusa e riduttiva. Confusa perché l’introduzione della dizione “valori fondanti della patria” (su quali come non essere d’accordo?) va approfondita nel suo incardinamento nell’ordine costituzionale e giuridico, e soprattutto non risolve quei conflitti di cui sopra. Riduttiva perché elimina la caratteristica “civile e non armata” al Servizio Civile. Non vorremmo che la formulazione approvata aprisse di fatto a esiti paradossali. La contrazione a tre tipologie di esperienze (“cittadinanza attiva, solidarietà e inclusione sociale”) rischia di eliminare ad esempio le esperienze ambientali, nei beni culturali, nella promozione sociale, oltre che aprire alla discrezionalità del potere politico di turno».


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