Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Cooperazione & Relazioni internazionali

Amnesty: «Il Piano Mogherini rischia di essere solo un’operazione di marketing»

Parla il presidente Antonio Marchesi: «pensare di controllare solo una piccola area protetta in Libia non inciderebbe sul traffico di esseri umani e l'esternalizzazione delle richieste d'asilo è un bluff». Intanto l'associazione prepara una denuncia alla Corte di Giustizia Europea, «di fronte a queste tragedie bisogna percorrere tutte le strade possibili»

di Lorenzo Maria Alvaro

Per scuotere la politica e l’Europa ancora una volta c’è voluta una tragedia. E questa volta i  numeri sono pesantissimi. Il disastro del barcone che si è rovesciato mentre mercantile battente bandiera portoghese, il King Jacob cercava di soccorrere i migranti è di oltre 900 morti. Subito il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha sospeso le proprie attività per convocare un vertice con i ministri europei. Intanto cominciano a trapelare le prime indiscrezioni sul piano italiano, il Piano Mogherini, per andare a incidere direttamente in Libia, alla fonte del problema. Per capire cosa si possa fare e in cosa consistano alcune proposte messe sul tavolo dal Governo abbiamo parlato con Antonio Marchesi, da poco eletto presidente di Amnesty International Italia.

Avete annunciato che farete una denuncia alla Corte di Giustizia Europea sui fatti di sabato. Perché?
La nostra idea è che di fronte ad un fatto di queste dimensioni, quindi una tragedia immane, nessuna via debba essere lasciata intentata. Quindi oltre ad affermare la responsabilità politica degli Stati europei attraverso la nostra azione di pressione, vogliamo valutare la possibilità di affermarne anche la responsabilità giuridica. A nostro avviso ci sono gli estremi perché omettere di creare un sistema di prevenzione che consenta di evitare tragedie come questa è un crimine. Pensiamo che il non salvare vite, per una serie di motivi, sia una violazione dei diritti umani. È un'ipotesi naturalmente. Ma di fronte a queste tragedie ogni ipotesi va valutata. Può darsi che ad una prima verifica risulti non percorribile. Vedremo

In realtà però, tecnicamente, sul posto c’era una motovedetta che stava mettendo in campo operazioni di soccorso. Non erano stati abbandonati…
Evidentemente non è stato abbastanza. Il fatto che ci fosse una motovedetta non ha cambiato il risultato tragico. Si vede che gli strumenti non sono adeguati per affrontare la situazione. Ogni valutazione va fatta sulla base del risultato

Cosa fare dunque secondo voi?
Ci sono problemi di emergenza che vanno affrontati con strumenti di emergenza. Poi si deve organizzare una risposta più di lungo termine. Nel frattempo però continuano ad esserci persone che partono e muoiono nel Mediterraneo. Il passaggio da Mare Nostrum a Triton, che avevamo criticato, ha determinato una infinita minor capacità di salvare vite. Ci deve essere, secondo noi, una Mare Nostrum europea.

Il Piano Mogherini, secondo le prime indiscrezioni, immagina un intervento sulle coste libiche, da una parte per la stabilizzazione anche politica della zona e dall’altro per controllare i flussi. Che ne pensa?
La posizione di Amnesty non è che sia contraria per motivi di principio ma perché normalmente non ci sono le condizioni perché questo tipo di interventi avvenga nel rispetto dei diritti delle persone. Sicuramente servirebbe un'operazione grossa che portasse ad avere un controllo ampio di quello che accade, Il controllo di una piccola area costiera, in cui le agenzie internazionali svolgono le proprie funzioni, non garantirebbe la sicurezza. Al di fuori di quella piccola area cosa accadrebbe? Non vorrei che si facesse qualcosa per cui non si incide minimamente sul traffico di esseri umani. Bisognerebbe prima stabilizzare la Libia. Ma quanto tempo ci vorrà? E nel frattempo in mare cosa accadrebbe? Il rischio è che si facciano operazioni di marketing

E sull’idea di esternalizzare i questi campi le richiesta di asilo che idea avete?  
Il concetto dell'esternalizzazione delle richieste di asilo esiste in tanti posti nel mondo. Ad esempio in Australia c'è. E ci lascia molto perplessi. C'è il rischio che, nei fatti, si escluda la possibilità di venire a chiedere asilo in Italia. Di fatto spesso la possibilità di fare domanda di asilo viene cancellata tenendo i profughi fuori dai confini nazionali. Formalmente il profugo fa la domanda, ma rimanendo fuori dal Paese. Fatto che è in contrasto con le leggi internazionali.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA