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«Sarò in mare per salvare i migranti»

Il presidente di Medici senza Frontiere dai primi di maggio si imbarcherà su una nave per prestare soccorso ai migranti: «Metteremo in mare due equipe di una decina di persone l'una con medici, tecnici e mediatori culturali»

di Lorenzo Maria Alvaro

Di fronte all’ultima tragedia in mare, l’organizzazione medico-umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF) chiede agli stati membri dell’Unione Europea l’avvio urgente di attività di ricerca e soccorso in mare su ampia scala, per evitare altre morti nel Mediterraneo. Ma non solo. A partire da maggio, MSF avvierà per la prima volta attività di ricerca e soccorso in mare, anche in collaborazione con il Moas. Vita.it ha intervistato il presidente Loris De Filippi per capire il progetto.  

Come nasce l'idea di prendere il mare per salvare i migranti?
Viene da una riflessione che abbiamo fatto dopo la fine di Mare Nostrum. Contavamo sul fatto che i paesi mettessero in piedi qualcosa di alternativo. Abbiamo deciso di aderire al progetto di Moas. Ma oltre al partecipare alle operazioni della nave del Moas ci sarà anche quindi una nostra imbarcazione che sarà operativa dal 2 maggio in poi.

Come vi siete procurati l’imbarcazione?
Per quanto riguarda il Moes hanno comprato un mezzo l'anno scorso. Per quanto riguarda la nostra abbiamo fatto una ricerca per trovare barche che permettessero di aiutare un numero consistente di persone, dalle 200 alle 300 unità.

Che costi ha avuto l’operazione?
I dettagli tecnici sono in via di definizione. Siccome non abbiamo ancora firmato il contratto definitivo non possiamo dare informazioni dettagliate. Quello che è sicuro è che i costi di gestione saranno nettamenter inferiori a quelli delle navi della Marina Militare. Nel frattempo stiamo preparando il personale dal punto di vista tecnico con alcuni corsi.

Come sarà organizzato il vostro intervento?
Opereremo prima di tutto in coordinamento con le varie capitanerie di porto e la guardia costiera. L'area è naturalmente quella del Mediterraneo. Non resteremo sicuramente nelle acque territoriali italiane.

Quanti operatori metterete in campo?
Ci saranno due equipe di una decina di persone per imbarcazione. Saranno composte da personale medico, tecnico, sanitario e di mediazione culturale.

Ci sarà una raccolta fondi dedicata?
Non faremo raccolte fondi specifiche. Ma useremo le altre nostre campagne, in particolare quelle sul fenomeno delle popolazioni in fuga. Il progetto infatti è pensato si incardinarsi nell'ambito del nostro impegno sui migranti. 


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