Cooperazione & Relazioni internazionali

Sfidiamo l’Europa con un grande piano di cooperazione con l’Africa

L’appello di Johnny Dotti alla società civile, alle organizzazioni sindacali, alle fondazioni, alle chiese. “Per non limitarsi a protestare mobilitiamoci per un grande piano di rinnovata cooperazione con l’Africa che duri almeno 5 anni”

di Johnny Dotti

L’Africa nei prossimi trent’anni è destinata a raddoppiare la popolazione mentre quella europea a diminuire. Ci stiamo presentando a questo appello in condizioni disastrose e dopo aver fatto disastri negli scorsi. Non ci sono soluzioni magiche, la storia presenta sempre il suo conto. C’è però la possibilità  di fare una scelta consapevole di un cammino da intraprendere insieme, come popolo italiano.

In poche settimane si può annunciare, in pochi mesi si può progettare, entro fine anno si può essere operativi. Generiamo una grande alleanza con l’Africa. Cominciamo da un piano di rinnovata cooperazione che duri almeno 5 anni.

Dobbiamo osare sfidare nella concretezza l’ Europa, consapevoli del  valore della posta in gioco, e non limitarci a lamentarci e protestare, sia pur giustamente.

Destiniamo liberamente nel 2015 a questa intenzione: metà dell’ 8 per mille destinato alle chiese in primis quello alla chiesa cattolica, metà del 5 per mille, metà dei fondi mutualistici cooperativi, metà del tesseramento del  sindacato, metà delle erogazioni delle fondazioni bancarie, metà dei fondi di categoria sulla formazione permanente,  metà degli utili che le nostre aziende ricavano dalle loro attività in Africa, metà dell’attuale finanziamento ai partiti ( compresi i rimborsi elettorali e gli stipendi ), metà del cosiddetto tesoretto previsto dal governo per quest’anno. Sono certo che a questo concerto di disponibilità ne farebbero seguito molte altre.

Solo con i soldi raccolti nel 2015 si coprirebbe un investimento di almeno 500.000.000 di euro all’anno per i prossimi 5 anni ad un reale progetto collettivo  di cooperazione con l’Africa. Chi fa già in questa direzione continui a farlo, ma lo faccia con gli altri: li accompagni, gli insegni, si faccia aiutare. Non solo soldi, ma uomini, idee, alleanze che scommettono sul nostro e sul loro futuro , scommettono sul bene.

Solo in questa prospettiva si può ragionare di regolamentazione dei flussi migratori e della questione dei richiedenti asilo.

Consigli di Amministrazione, Assemblee, Consiglio dei ministri, Comitati permanenti, Presidenti, Amministratori delegati, Segretari generali: rispondete! Questa è l’unica vostra libertà. Decidete di rispondere della vostra libertà, di impegnarla per qualcosa con gli altri. Ognuno risponda pubblicamente della sua scelta. Basta vuota retorica.  Facciamo un investimento per l’Italia e per l’Europa con l’Africa. Ognuno faccia la sua parte insieme agli altri, in un disegno corale e condiviso.

Istituti religiosi, ong, aziende che là lavorano, comunità africane in Italia, quel che di dignitoso resta delle nostre istituzioni pubbliche, mettetevi in testa a questa sana ambizione, promuovetela, organizzatela.  Anche chi ha fatto accoglienza  seriamente e coscienziosamente qui, nel nostro territorio, avrebbe molte indicazioni da dare, prendete iniziativa.

Ci sono storie, saperi, competenze, relazioni preziose da mettere a frutto nell’ interesse generale e nell’orizzonte di un futuro migliore. Ad ogni organizzazione coinvolta sia affidato un compito specifico con zone specifiche di riferimento. Memori delle nefandezze del passato, ognuno risponda in proprio della quota parte che mette. Ci si comprometta direttamente. Ognuno scommetta concretamente sull’ Africa, facendo la sua parte. Fuori da ogni rendita ed ogni forma di indecoroso ed indecente assistenzialismo.

Fuori da ogni vuota retorica che sa solo di cinico nichilismo. La consapevolezza della propria fragilità ha sempre generato e rigenerato la solidarietà dei popoli. È così necessario, urgente ed importante, per noi e per le nuove generazioni cambiare orizzonte, alzare la testa, esistere come popolo, convertire il nostro stato d’animo e convertire un circuito vizioso in uno virtuoso, agire insieme.

Scommettere sull’uomo, scommettere sul nostro futuro comune. Rifacciamo del mediterraneo un luogo di scambi e di vita , di incontri e di dialoghi e non più di morte. Scommettiamo che parte del nostro destino sarà strettamente legato al destino del sud del mondo.

Si attivi così un contingente di uomini responsabili, sorretti da organizzazioni vive, legati ad altri uomini. Non un fondo statale che si perderebbe nella stupida burocrazia.

Un'azione corale frutto di una reale  contribuzione e  condivisione, che sia eccezionale nella propria quotidianità. Essere con il popolo che sa sulla propria pelle che il proprio destino si condivide oggi con il destino di altri popoli. Solo così, forse, recupereremo un autorità morale che abbiamo perso.
Mi si dirà che questo è impossibile. Ma nel tempo della tecnica e delle macchine che fanno tutto ciò che è possibile, all’uomo, a noi, non resta che la libertà, la responsabilità e la gioia di tentare l’impossibile.
Insomma si tratta di convertire la ferita in una benedizione.
Aspetto fiducioso.

 


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