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Valle d’Aosta, la risposta del non profit: «dei profughi ci occuperemo noi»

Il Forum del Terzo Settore rompe il silenzio dopo il rifiuto della Regione ad accogliere i 79 rifugiati. «Stiamo lavorando per proporre una soluzione», sottolinea il portavoce Andrea Borney, «ma bisogna ripensare al sistema di accoglienza e la Regione deve organizzare a nuovi modelli di inclusione»

di Lorenzo Maria Alvaro

Sul caso Valle d'Aosta, deflagrato con il “no” del presidente della Regione Augusto Rollandin all'arrivo e all'accoglienza di nuovi profughi, si rompe quello che la candidata sindaco ad Aosta (per “L'Altra Valle D'Aosta”) Carola Carpinello, ha definito «un silenzio doloroso della società civile». A romperlo, a Vita.it, è il Forum del Terzo Settore che, per bocca del portavoce Andrea Borney, si candida per risolvere la situazione e trovare una soluzione. 

Dunque la Valle d'Aosta non è in grado di accogliere 80 persone. È così?
Stiamo lavorando per proporre una soluzione

Mi sta dicendo che il Forum del Terzo Settore si fa avanti per risolvere l'empasse?
Sì, ci candidiamo per accogliere questi 79 profughi.

Con che tempi?
Stiamo lavorando già da giorni sul tema. Anche prima dello strappo istituzionale. Stiamo anche lavorando per cercare di comporre una rete di realtà sociali che qui in Valle sono un po’ isolate e faticano a collaborare. Appena saremo pronti e avremo un progetto ci faremo avanti. Ma vorrei sottolineare anche alcuni aspetti che mi stanno a cuore dell'accoglienza in senso generale

Prego…
Faccio una premessa: l’accoglienza è un dovere a prescindere, come ci insegna Papa Francesco e questa posizione della Regione non è purtroppo su questa linea “francescana”. L’accoglienza è ancor più un dovere di fronte a persone che fuggono da un dramma come questa terza guerra mondiale combattuta a pezzi come dice ancora un volta il Santo Padre. Per altro questa richiesta non è un fulmine a ciel sereno, non è legata cioè solamente ai tragici recenti avvenimenti. Era prevedibile già da mesi, come è prevedibile che ne arriveranno altre.

E allora perché non vi siete organizzati?
Il problema è che non si è voluto affrontare la situazione, disinteressandosene, perché servirebbe un piano d’accoglienza e soprattutto d’integrazione a prescindere dalle difficoltà in cui si trova ora la Valle d’Aosta, che per ultima ha sentito gli effetti della crisi ma che ora seppur se ne parli poco è in pieno allarme sociale e alcune “bombe” non sono ancora scoppiate soprattutto a seguito dei gravi tagli – troppo spesso lineari – che si stanno compiendo nei servizi.

Il Governo però paga per questa gente. La Regione dovrebbe solo mettere a disposizione dei locali. La gestione poi è generalmente affidata al sociale…
Non è sufficiente accogliere queste persone in belle strutture e dare loro vitto e alloggio, quando poi non esistono dei progetti su di esse. Questa politica porterà solamente alla loro amarginazione e alla crescita di fenomeni di razzismo e al consolidamento di movimenti politici estremisti.

Quindi che si deve fare?
Si dovrebbe pensare a nuovi modelli d’inclusione adatti ai singoli contesti territoriali, coinvolgendo il terzo settore, il volontariato, la cooperazione sociale attraverso la co-progettazione di cui tanto si parla, ma così aliena ad una politica legata a logiche clientelari e incapace di ripensarsi con un ruolo prima di tutto di ascolto. Vi è poi un ulteriore aspetto legato a dinamiche internazionali.

Quale?
La situazione non può che degenerare ulteriormente e i profughi arriveranno a milioni se l’Europa non capirà che il problema va risolto alla fonte, nei territori d’origine, anche con il coinvolgimento delle organizzazioni di cooperazione internazionale che potrebbero coinvolgere queste persone facendoli diventare risorsa per il loro stesso territorio, valorizzando e non sfruttando le ricchezze naturali come avviene spesso con le grandi multinazionali.


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