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Cooperazione & Relazioni internazionali

Il Burundi in preda al caos

Scontri durissimi a Bujumbura, la capitale del Burundi, oppongo militari fedeli al Presidente Nkurunziza a puschisti che ieri hanno destituito il capo di Stato partito in Tanzania per partecipare a un mini Summit africano sulla crisi burundese. I media privati ridotti al silenzio, battaglia in corso per il controllo della radio televisione nazionale.

di Joshua Massarenti

La tensione rimane altissima a Bujumbura, la capitale del Burundi, dove sono in corso degli scontri violentissimi tra l’esercito regolare rimasto fedele al Presidente Pierre Nkurunziza, e i golpisti che ieri hanno annunciato su due radio private (Bonesha e Isanganiro) «la destituzione del capo di Stato dalle sue funzioni». Una notizia smentita dalla presidenza burundese che sia ieri che oggi evocano «un colpo di Stato fantasista».

Fonti della BBC e di Radio France Internationale sostengono che i militari pro-Nkurunziza sono riusciti a controllare tre punti strategici della capitale: la radio televisione nazionale RTNB, l’aeroporto e il palazzo presidenziale.

Fonti raccolti da Vita.it hanno evocato una vasta offensiva lanciata dai golpisti per conquistare la RTNB e la presidenza, mentre l’aeoroporto, da loro conquistato in un primo tempo sarebbe tornato sotto il controllo dei lealisti. Una notizia confermata da RFI e BBC. Da oltre due ore, scontri molto pesanti sarebbero in corso attorno alla sede della radio televisione pubblica, che dopo un'interruzione sarebbe tornata a trasmettere. Si parla di carri armati nelle strade, uso di lancia razzi e granate, con il personale della RTNB rinchiuso negli uffici dell’emittente publica nazionale. Poco fa, il direttore dell'emittente pubblica ha dichiarato in diretta che "la RTNB è rimasta sotto il controllo delle forze lealiste" pro-Nukurunziza. 

«La gente è terrorizzata e rimane rintanata in casa», assicura a Vita.it una fonte che ha chiesto l’anonimato. Su twitter circolano immagini di strade totalmente deserte. «Si fa fatica a capire che cosa accade».

Il controllo della comunicazione è un obiettivo cruciale per entrambi le parti in conflitto, dopo che stanotte le principali radio private della capitale sono state saccheggiate da poliziotti sostenitori dell’attuale presidente burundese. L’inviata di RFI, Sonia Rolley, parla di cinque radio assaltate, tra cui Radio RPA, Radio Insaganiro, Radio Bonesha e Radio Television Renaissance. Una giornalista di Radio RPA, la cui sede è stata incentiata stamane, ha affermato stamane a Vita.it che "poliziotti si sono presentati davanti alla sede della nostra radio alle 4 del mattino, aprendo il fuoco contro i militari presenti per garantire la sicurezza dei nostri locali. Di fronte alla loro resistenza, i poliziotti hanno usato lanciarazzi, incendiando la sede". 

Sia i militari golpisti che quelli fedeli al presidente vogliono ora assicurarsi il controllo della Radio televisione pubblica, l’unico media in grado di trasmettere su tutto il territorio burundese. Non a caso, l’ultimo assalto dei golpisti è stato lanciato subito dopo la diffusione di un messaggio del Presidente Nkurunziza che ha chiesto al «popolo burundese di rimanere sereno».

Il capo di Stato sarebbe tenuto in un luogo segreto a Dar es-Salam, in Tanzania, dove si era recato ieri per partecipare a un Summit della Comunità degli Stati dell’Africa dell’Est (EAC) sulla crisi burundese. Nkurunziza avrebbe provato a tornare ieri sera in Burundi, ma senza successo per via della chiusura di tutte le frontiere e dell’aeroporto riaperto poco fa. Sulla sua pagina Facebook, Pacifique Nininahazwe, Presidente del Forum per la coscienza e lo svilupppo (FOCODE), una delle più note organizzazioni non profit del Burundi, sostiene che "Nkurunziza starebbe tentando di tornare in Burundi via Bukavu, all'Est della Repubblica democratica del Congo". 

Nel frattempo, membri della società civile hanno dichiarato a Jeune Afrique, «di vivere in clandestinità, se le truppe lealiste di Nkurunziza ci scoprono, ci uccideranno». Forte apprensione in particolare per Pierre-Claver Mbonimpa, la figura più illustra del movimento anti-Nkurunziza, "che si sarebbe nascosto in un quartiere poco sicuro". Nessuna notizia si ha invece del direttore della Radio RPA, Bob Rugurika, che Vita.it ha provato a raggiungere stamane.

Dal canto loro, le Nazioni Unite e l’Unione Europea hanno chiesto a “tutte le parti in conflitto diano prova di moderazione”. Lo ha dichiarato ieri Federica Mogherini in un comunicato diffuso ieri sera dal servizio diplomatico europeo e lo ha ribadito questo pomeriggio il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon.

Infine, poco fa, il Presidente francese François Hollande si è espresso per la prima volta dall'inizio della crisi burundese chiedendo "a tutte le forze coinvolte di rinunciare a ogni forma di violenza e a prendere tutte le misure necessarie affinché il processo elettorale possa riprendere il più presto possibile, nel rispetto della Costituzione e degli Accordi di Arusha". 

Co questa dichiarazione, la Francia rompe un lungo silenzio che molti esperti non riuscivano a giustificare. Il riferimento agli accordi di Arusha è di importanza fondamentale in quanto la volontà del presidente uscente Nkurunziza di candidarsi alle presidenziali (previste inizialmente in giugno) per un terzo mandato costituisce una violazione della Costituzione e degli Accordi di Arusha del 2000 che limitano a due i mandati presidenziali. L'annuncio di Nkurunziza è stato l'elemento scatenante della crisi burundese. 


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