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Esclusivo. Bob Rugurika: “In Burundi i giornalisti vivono nel terrore”

Intervista esclusiva al direttore della principale radio indipendente burundese, fuggito all'estero dopo settimane passate in clandestinità in Burundi perché minacciato dal regime del Presidente Nkurunziza. Come lui, "molti colleghi tentano di scappare" da un paese destabilizzato dall'annuncio della candidatura di Nkurunziza per un terzo mandato presidenziale.

di Joshua Massarenti

“Ormai in Burundi i giornalisti dei media indipendenti vivono nel terrore. Le milizie giovanili imbonekarure, così come i servizi di sicurezza e la polizia li ricercano attivamente per assassinarli, commettere atti di intimidazione o arrestarli illegalmente. Alcuni di loro tentano disperatamente di abbandonare il paese, ma si sottoporrebbe a molti rischi”.

Bob Rugurika è sotto shock. Eppure il direttore della principale radio indipendente burundese (Radio Publique Africaine) ne ha viste e subite molte di minacce e intimidazioni da parte del regime del Presidente Pierre Nkurunziza contro la stampa libera del Burundi. “Ma mai avrei immaginato che il paese potesse arrivare a questo punto. Assisto da anni alle tensioni tra chi detiene il potere a Bujumbura e la stampa indipendente, ma da qui a pensare che il regime potesse arrivare a distruggere i media privati…”

Bob Rugurika, fuggito dal Burundi pochi giorni fa per “cercare rifugio all’estero” come misura di sicurezza dopo settimane passate a Bujumbura in totale clandestinità, si riferisce agli attacchi perpetrati ai danni dei media privati burundesi lo scorso 14 maggio, quando forze di polizia e militari hanno incendiato e distrutto le sedi dei tre principali gruppi massmediatici indipendenti del paese: Radio RPA, Radio Bonesha e Radio Télévision Renaissance, alle quali si aggiunge Radio Rwema (finanziata dal regime).

Gli attacchi alle radio sono avvenuti all’indomani dell’annuncio su due radio private di un golpe militare iniziato il 13 maggio (e poi fallito) per rovesciare il presidente Nkurunziza, la cui candidatura alle prossime elezioni presidenziali è duramente contestata dall’opposizione e dalla società civile. Il capo di Stato infatti intende effettuare un terzo mandato presidenziale, il che costituisce una violazione della Costituzione e degli Accordi di pace di Arusha siglati che limitano a due i mandati presidenziali. Dall’annuncio della sua candidatura il 15 aprile scorso, la repressione delle forze di polizie e milizie giovanili pro-regime, e gli scontri armati avvenuti i 13 e 14 maggio tra le forze lealiste e i putschisti hanno fatto decine di vittime e provocato la fuga di oltre 100mila civili nei paesi limitrofi (Rwanda, Tanzania e Repubblica Democratica del Congo).

In un punto stampa, ieri il Consigliere alla Presidenza, Willy Nyamitwe, ha dichiarato che la distruzione delle sedi dei media è dovuta ai “combattimenti” tra queste forze lealiste e i golpisti. Un’ipotesi che non condivide Bob Rugurika, secondo il quale “gli scontri non hanno avuto luogo negli studi, ma all’esterno. Come si spiega allora che membri della polizia e dell’esercito si siano introdotti nei nostri locali per incendiare la sede di RPA?” Rugurika mette anche in dubbio “la volontà della Presidenza del Burundi di ristabilite la libertà di espressione in Burundi”, tacciandolo di “discorso demagogico”.

Commentando il golpe militare, il direttore di RPA assicura che “è difficile stabilire se si tratti di un vero colpo di stato o meno. Ciò che è sicuro è che golpe del 13 maggio è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Gli attacchi contro i nostri media sono infatti un atto premeditato che è al’origine di un piano diabolico teso a distruggere la stampa indipendente”.

Rugurika ha anche voluto reagire ai commenti che stanno circolando sui social media e secondo i quali i media privati hanno avuto il torto di lasciare i golpisti annunciare il colpo di Stato dagli studi di due radio indipendenti, tra cui RPA. “Io non c’ero perché ero in clandestinità. Ma da quando mi risulta, i presunti golpisti sono entrati negli studi delle radio private armati fino ai denti. In tale situazione, che cosa avrebbero potuto fare i giornalisti? Voglio essere molto chiaro su questa vicenda: i giornalisti non possono essere vittime di questa situazione”.

Dal suo esilio, Rugurika sostiene che “dovremo denunciare il governo burundese citando gli individui coinvolti in queste attività criminali. E se la giustizia burundese non riuscirà a giudicare questo caso, ci rivolgeremo alle giurisdizioni internazionali e regionali”, ha concluso il direttore di RPA.

La versione audio (in francese) è disponibile qui

Intervista realizzata per l'Agenzia Infos Grands Lacs, in partenariato con l'ong Panos Grands Lacs.


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