Famiglia & Minori

Irlanda, si vota per decidere sulle nozze gay

Seggi aperti dalle 7 alle 22. Sul tavolo c'è la decisione se equiparare o meno le unioni civili al matrimonio. Il sì, che ha anche incassato l'appoggio del premier Enda Kenny, è dato largamente in vantaggio. Ma chi si batte per il no promette sorprese

di Lorenzo Maria Alvaro

Seggi aperti in Irlanda, dove gli elettori sono chiamati a decidere con un referendum sul tema dei matrimoni gay, primo paese al mondo a farlo. In concreto, gli aventi diritto dovranno pronunciarsi su un emendamento alla costituzione che autorizza il matrimonio, nel rispetto della legge, tra due persone senza distinzioni di genere. A votare sono circa 3,2 milioni di elettori. I seggi hanno aperto alle 7 ora locale e chiuderanno alle 22.

In particolare viene chiesto agli irlandesi di esprimersi sull’inclusione di una frase specifica nell’articolo 41 della Costituzione: «Il matrimonio può essere contratto secondo la legge da due persone, senza distinzione di sesso».

Nella conferenza stampa finale tenuta prima del voto, il premier irlandese Enda Kenny ha dichiarato di non avere dubbi, da cattolico, «sull'estensione del diritto di sposarsi alle coppie gay», e si è detto certo del fatto che l'elettorato non abbia «nulla da temere nel votare Sì».

Tra i contrari invece l’esperto legale irlandese e opinionista dell’Irish Times William Binchyche sottolinea, «l’espressione in realtà nasconde la possibilità di aprire scenari assolutamente imprevedibili. L’emendamento sottoposto al voto è stato presentato dal governo in una formula elementare di 17 parole (nel testo inglese) che sembrano calibrate per ottenere lo scopo di far credere che le persone con un minimo di umanità dovrebbero votare per il sì e che solo i bigotti e le persone omofobiche potranno contemplare l’ipotesi di opporsi. L’emendamento, così come è stato presentato, non menziona i minori o l’effetto che si produrrà sulla legge che li tutela. Ma la realtà è che questa innovazione di rango costituzionale, se approvata, avrà un rilevante impatto sui minori, rendendoli ancora più vulnerabili».

Gli ultimi sondaggi indicavano come probabile una vittoria del sì, anche se determinante sarà l'affluenza alle urne. Paddy Monaghan, cattolico di Dublino a capo di un’associazione cristiana ecumenica che lavora per il no, però «il risultato potrebbe sorprendere il fronte del sì, anche perché gli immigrati non sono stati considerati a sufficienza dai sondaggisti e dai media. Potrebbero essere più reticenti di altri sull’esprimere la loro vera opinione, ma sono certo che al referendum voteranno no. Credo che l’entità dei contrari sia sottostimata». Giorni fa i responsabili di una comunità di cristiani evangelici avevano dichiarato al quotidiano inglese The Guardian di essere certi che circa 200mila immigrati provenienti dall’Africa e dall’Europa orientale – in grande maggioranza cristiani e musulmani – voteranno no. Qualcuno li ha considerati?».

In Irlanda in realtà dal 2010 sono già in vigore le unioni civili che garantiscono protezione legale alle coppie gay. Il referendum dunque mira all'equiparazione tra queste unioni e i matrimoni, includendole all’interno dell’articolo 41 della Costituzione.

Gli elettori sono chiamati contestualmente anche ad esprimersi su una proposta che chiede di abbassare a 21 anni l'età minima di eleggibilità alla carica di presidente, finora finora fissata a 35 anni.


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