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Sanità & Ricerca

Giovani, malati, abbandonati: il disagio infinito degli ex pazienti degli Opg

La più ampia ricerca finora realizzata in Italia rivela che nove pazienti su dieci sono uomini, senza famiglia, un terzo ha problemi fisici, oltre il 70 per cento era già noto ai servizi psichiatrici prima di commettere i reati. Mentre le donne sono quelle più a rischio di detenzioni lunghe

di Gabriella Meroni

 

Per lo più uomini, soli, abbastanza giovani, spesso malati anche fisicamente, con una lunga storia di sofferenza psichica alle spalle ma scarsissime possibilità di riabilitazione. Ecco chi sono gli ospiti degli ex Ospedali psichiatrici giudiziari, gli Opg ormai chiusi, secondo l’identikit emerso da un progetto promosso e finanziato dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie del Ministero della salute e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, i cui risultati sono stati recentemente diffusi durante un convegno che si è tenuto a Roma e che rappresenta come la più ampia testimonianza disponibile su questa popolazione negli ultimi dieci anni nel panorama nazionale. L’indagine è stata realizzata su un campione rappresentativo di 473 ricoverati (alla data di avvio delle valutazioni – 1 giugno 2013 – nei sei Opg italiani erano presenti 1.015 pazienti, 835 dei quali ricoverati nelle cinque strutture coinvolte nel progetto). 
Il campione è costituito per circa il 90% da uomini. L’età media è pari a 42,5 anni. Il 73% circa dei pazienti partecipanti non è sposato e non ha figli e il 50% viveva con la famiglia d’origine prima del ricovero in OPG. Le donne più spesso degli uomini riescono a formare una famiglia e oltre il 50% delle pazienti ha figli. Emerge una condizione di svantaggio sociale: basso livello di istruzione unito a condizioni lavorative ed economiche precarie. Oltre il 30% dei pazienti ha una malattia fisica grave, il 24% circa è obeso e l’80% è fumatore. Il 7,6% ha una disabilità da moderata a grave dovuta a patologie del sistema nervoso centrale. Rispetto ai pazienti affetti da disturbi mentali gravi in cura presso i Centri di Salute mentale la popolazione dei ricoverati in OPG presenta condizioni di maggiore marginalità e una più elevata comorbilità con malattie fisiche.
Oltre il 50% dei partecipanti ha una diagnosi di schizofrenia o altro disturbo psicotico. I disturbi di personalità rappresentano circa il 20% delle diagnosi, in aumento rispetto a quanto osservato in precedenti indagini. L’eventualità che il reato commesso sia la prima manifestazione di un disturbo psichiatrico è poco frequente: la durata media di malattia dei ricoverati è superiore ai 18 anni, ben il 75% dei pazienti aveva effettuato precedenti trattamenti per un disturbo mentale nel passato e oltre il 60% aveva avuto contatti, spesso problematici (il 30% del campione ha effettuato almeno un ricovero in regime di TSO), con i Dipartimenti di salute mentale. 
Suscita preoccupazione il dato relativo all’intensità dei trattamenti riabilitativi disponibili nel contesto dell’OPG (pur con differenze significative fra le diverse strutture): il 17% dei pazienti non ha effettuato neppure un’ora di riabilitazione nell’ultimo mese e solo il 15% circa è stato coinvolto in un’attività riabilitativa per almeno 8 ore settimanali. La maggior parte dei pazienti è in contatto con i propri familiari, ma più del 45% dei ricoverati non ha ricevuto neppure una visita nell’ultimo mese. 
Più di un terzo dei partecipanti ha commesso reati gravi contro la persona. La durata media del ricovero in OPG è risultata pari a 2,9 anni. Il sesso femminile, il reato di omicidio o tentato omicidio, la diagnosi di schizofrenia e la durata di malattia precedente al ricovero in OPG sono le variabili associate a una durata di internamento superiore ai 5 anni, che interessa l’11,7% dei partecipanti. 


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