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Economia & Impresa sociale 

Workers buyout: ripartire in cooperativa è possibile

Al via i workshop a Cascina Triulza. Si è iniziato con "Nutrire il territorio. Qualità dei servizi qualità della vita". Al centro di una tavola rotonda i lavoratori che diventano imprenditori e salvando le azione creano lavoro. Un centinaio di workers buyout hanno ricreato 3mila posti di lavoro

di Redazione

Diventare imprenditori di se stessi facendo rinascere l’azienda che stava chiudendo. In due parole workers buyout. Fugure che, secondo Massimo Stronati, presidente di Federlavoro e Servizi Confcooperative, «sono la riprova del fatto che lo sviluppo va innescato sul territorio. Nell’Italia della crisi saranno stati un centinaio i workers buyout che hanno “ricreato” lavoro per 3000 persone a cui dovrebbero aggiungersene altri 5.000 nel prossimo biennio». Stronati aggiunge: « Il lavoratore che diventa imprenditore di se stesso con il workers buyout cooperativo, crede fortemente nella cooperazione, investe il suo Tfr e se il progetto va male, perde i suoi soldi non quelli degli altri». 

Le parole di Stronati sono alcune di quelle che si potevano ascoltare nel corso di “Nutrire il territorio. Qualità dei servizi qualità della vita", il workshop di Federlavoro e Servizi di Confcooperative che ha aperto la stagione dei 17 eventi organizzati da Confcooperative in Expo, a Cascina Triulza «la parte nobile di Expo dove si parla di valori e di solidarietà» come ha detto Maurizio Gardini presidente di Confcooperative.

Il dibattito sui workers buyout ha visto al tavolo con Massimo Stronati, presidente di Federlavoro e Servizi Confcooperative, Bruno Roelants, segretario generale di Cecop Cicopa (l'organismo europeo di cooperative di lavoro), Mikel Lezamis del distretto cooperativo di Mondragon (Spagna) e Stilian Basulopulov presidente delle cooperative della Bulgaria.

Ai workers buyout Vita ha dedicato un ampio servizio sul numero di maggio ancora in edicola

Con Giuseppe Catalano docente di Economia Pubblica a La Sapienza di Roma che sta realizzando uno ricerca per conto di Federlavoro sulle gare di appalto e i rapporti tra imprese e PA si è fatto un ulteriore approfondimento: «In molti settori la presenza di un unico o pochi general contractor porta a condizioni di monopolio e oligopolio, spesso difficilmente reversibili, che non generano efficienza e limitano ingiustificatamente lo sviluppo della concorrenza in contraddizione con le stesse disposizioni europee» dice Catalano. «Molto meglio più gare dentro un’unica programmazione come si fa nel caso dei Trasporti della città di Londra. Le cooperative sono imprese in grado di competere su tutti questi versanti. Il perseguimento dell’efficienza pubblica offre notevoli spazi di sviluppo alle cooperative, grazie alla conoscenza e al radicamento sul territorio e alla loro capacità naturale di autorganizzazione».

«Chiudere stagione di corrotti e corruttori e aprire una fase nuova per il Paese. I cooperatori si candidano a essere protagonisti di nuovi modelli di sviluppo economico e sociale del nostro paese dando il proprio contributo a riscrivere le regole nel welfare, nel credito, nei servizi alla persona e alla città, nel cibo più accessibile per tutti», ha detto Maurizio Gardini presidente di Confcooperative nel suo intervento di chiusura.

Foto Getty Images


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