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L’Onu chiama i donatori: servono 497 milioni di dollari per l’Iraq

#SaveIraq è l'invito lanciato dal Parlamento europeo dalle Nazione Unite: 10 milioni di persone a rischio entro la fine del 2015. Senza nuovi fondi le operazioni umanitarie rischiano di terminare

di Antonietta Nembri

Sono 10 milioni le persone a rischio in Iraq entro la fine di quest’anno. Con l’ampliamento del conflitto, le Nazioni Unite e le loro ong partner lanciano un appello ai donatori per 497 milioni di dollari per coprire il costo delle forniture di rifugi, cibo, acqua e altri aiuti salva vita per i prossimi sei mesi. L’obiettivo è quello di raggiungere le comunità, che si spostano lungo vaste zone del paese, sfollate o colpite dalle violenze tra le forze Governative e Lo Stato Islamico in Iraq e Levante (Isil).

Secondo il funzionario che sovraintende alle operazioni umanitarie in Iraq, infatti, se non saranno disponibili quanto prima i fondi necessari, gli interventi vitali di soccorso in supporto di milioni di persone colpite dal conflitto nel Paese rischiano di terminare.

L’appello è stato lanciato al Parlamento Europeo a Bruxelles. Nell’occasione Lise Grande, Coordinatore umanitario della Nazioni Unite per l’Iraq, ha dichiarato che le operazioni di soccorso sono appese a un filo: «La crisi in Iraq è una delle più complesse ed esplosive al mondo. I partner umanitari stanno facendo tutto quel che possono per dare il loro aiuto. Ma oltre il 50% delle operazioni saranno interrotte o ridotte se non arriveranno subito i finanziamenti necessari». Le implicazioni di tutto questo, ha aggiunto Grande, potrebbero essere «catastrofiche».

I bisogni umanitari in Iraq sono in crescita. Più di 8 milioni di persone hanno immediato bisogno di aiuti salva vita. Un numero questo che potrebbe raggiungere i 10 milioni di persone entro la fine del 2015. La violenza ha già costretto circa 3 milioni di persone a lasciare le proprie case, costringendoli a sparpagliarsi in più di 3.000 aree in tutto il paese. I diritti umani e il ruolo della legge sono sotto costante assalto mentre le tensioni tra le parti si acuiscono. Esecuzioni di massa, stupri sistematici e orrendi atti di violenza, dilagano.

La mancanza di fondi è così profonda che 77 cliniche di primo aiuto sono state chiuse e le razioni di cibo per oltre 1 milione di persone sono state ridotte. Senza ulteriori fondi, saranno cancellati ancor più servizi salva vita.

«La comunità internazionale deve fare tutto il possibile per rispondere ai bisogni umanitari in Iraq. Oltre all’assistenza salvavita, è importante focalizzarsi sull’accesso all’istruzione, come strada per aiutare a salvare questa generazione di bambini segnati dal conflitto e dalle violenze», ha dichiarato Linda McAvan, presidente della Commissione per lo Sviluppo del Parlamento Europeo.

Le operazioni di soccorso sono gestite in collaborazione con il Governo Iracheno, le cui risorse economiche sono state profondamente ridotte dalla mancanza di introiti per la vendita di petrolio. La responsabilità delle operazioni di soccorso sarà trasferita alle autorità nazionali quando a livello economico e logistico sarà possibile.

«Nell’ospitare questo evento il Parlamento europeo vuole rendere omaggio al ruolo fondamentale che gli aiuti umanitari giocano nel garantire la sicurezza e la stabilità politica dell’Iraq e nel tenere unito il paese. Non possiamo dimenticare che molti paesi europei sono responsabili della situazione in Iraq, qualsiasi quantità di aiuti umanitari è giustificata per garantire la sopravvivenza dello stato», ha dichiarato Javier Couso Permuy, Vice Presidente della Commissione per gli Affari Esteri del Parlamento Europeo.

Le Nazioni Unite hanno messo online il sito #SaveIraq in cui si possono trovare le storie e tutte le informazioni sulle attività di aiuto alla popolazione irachena.

Foto di apertura Getty Images


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