Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Welfare & Lavoro

Politiche per l’infanzia? Siamo arrivati al capolinea

Duro giudizio del Rapporto che monitora l'attuazione in Italia della Convenzione dei diritti dell'infanzia. A vent'anni dalla prima relazione, il sistema organico su cui il nostro paese si era impegnato non è stato realizzato.

di Sara De Carli

Non usa mezzi termini l’VIII Rapporto sullo stato di attuazione della CRC in Italia (in allegato): «A vent’anni esatti dal primo Rapporto inviato dall’Italia al Comitato ONU per la Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, il sistema organico di politiche per l’infanzia su cui il nostro paese si era impegnato con la ratifica della Convenzione non è stato realizzato».

Nelle primissime pagine, dove si tratta di dare una valutazione complessiva sulle politiche per l’infanzia e l’adolescenza del nostro Paese, il Rapporto scrive che si tratta di «riconoscere la fine di un ciclo storico di politiche per l’infanzia e l’adolescenza e la necessità di ridefinire un quadro nazionale e coerente del welfare». Il problema? «Oggi si avverte dunque chiaramente a livello nazionale la totale mancanza di una regia che sia in grado di coordinare e mettere a sistema i vari interventi posti in essere dai singoli dicasteri, sia in merito alle competenze per le politiche per l’infanzia e l’adolescenza, sia in merito a quelle ad esse collegate (come ad esempio famiglia, protezione gruppi vulnerabili). Occorre dunque ripensare alle politiche per l’infanzia e l’adolescenza con una visione che superi le misure solo emergenziali, legate al disagio conclamato, attuate oggi secondo una visione che è addirittura antecedente alla Legge 285/1997, che aveva tra i suoi obiettivi proprio quello di superare la “logica emergenziale”».

Alla Presidenza del Consiglio il Rapporto raccomanda «di attivare una regia unitaria a livello governativo delle competenze afferenti alle politiche e agli interventi per l’infanzia e l’adolescenza, e di procedere alla definizione dei “Livelli Essenziali di prestazioni concernenti i diritti civili e sociali”». All’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza invece raccomanda «di realizzare e pubblicare, in occasione della prossima relazione annuale, una valutazione di impatto sugli effetti delle modifiche della legislazione nazionale e regionale e dei tagli al sistema di welfare sulle “politiche sociali” per le persone di minore età».

Sonora bocciatura anche per la Commissione parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza, guidata da Michela Brambilla, in merito alla cui «operatività ed efficacia» il Rapporto esprime «preoccupazione»: «poca partecipazione attiva da parte degli Onorevoli che la compongono», l’ultima relazione disponibile sull’attività svolta risale al 2006, ha dato avvio a quattro indagini conoscitive ma solo una è stata conclusa. Pertanto il Gruppo CRC raccomanda alla Presidenza del Consiglio di istituire una regia unitaria, autorevole e competente, dell’intera materia Infanzia e Adolescenza, che permetta di superare l’attuale frammentazione delle competenze tra diversi dicasteri e migliori i livelli di cooperazione nella programmazione e attuazione di politiche per l’infanzia e l’adolescenza e alla Commissione Infanzia di esercitare con autorevolezza il proprio ruolo di indirizzo e controllo sulla concreta attuazione degli accordi internazionali e della legislazione vigente, in merito ai diritti e allo sviluppo dei soggetti in età evolutiva.

Problemi anche nella raccolta di dati, dove permangono lacune significative. La prima è la Banca Dati Nazionale dei minori adottabili e delle coppie disponibili all’adozione, che è operativa soltanto in 11 Tribunali per i Minorenni sui 29 esistenti. Da ciò deriva la difficoltà nel garantire a ogni bambino adottabile la scelta della miglior famiglia – con ritardi negli abbinamenti e minori opportunità per quei bambini di più difficile adozione – e di quantificare la situazione dei minorenni che pur essendo adottabili non vengono adottati (erano 1900 nel 2010, scesi a 300 nel febbraio 2014). Particolarmente grave è la mancanza nel nostro Paese di un dato certo sul numero di bambini e bambine con disabilità congenite ed evolutive, che fotografi la situazione prima dell’ingresso nella scuola dell’obbligo: grave in quanto direttamente collegato alle politiche e agli interventi precoci, dalla diagnosi alla riabilitazione tempestiva. Infine l’assenza di un’anagrafe dell’edilizia scolastica nazionale e di alcune anagrafi regionali.

Foto Jon Buckle, Getty Images


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA