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Sostenibilità sociale e ambientale

TrivAdvisor: la parodia del turismo tra le trivelle

L'iniziativa online di Greenpeace che raccoglie firme contro l'esplorazione petrolifera dell'Adriatico. In pochi giorni 23mila firme sul portale che immagina un futuro di viaggi in un mare devastato

di Antonietta Nembri

Anno 2020, sul portale di viaggi una recensione ammirata per lo sversamento del petrolio e le deflagrazioni di airgun in laguna alza il punteggio di una romantica meta turistica come Venezia. Un paradosso? Certo, oggi.
Ma è proprio su un portale parodia del turismo petrolifero nei mari italiani che si base la nuova campagna di Greenpeace che nel giro di pochi giorni ha già collezionato 23mila no alla petrolizzazione dei nostri mari. Sono le firme raccolte su TrivAdvisor, la nuova campagna online di Greenpeace che, parodiando un famoso portale di viaggi, immagina il triste destino che attende i mari italiani se dovessero finire nelle mani dei petrolieri: un’invasione di piattaforme e trivelle, con rischi elevatissimi per l’ambiente, il turismo, la pesca sostenibile.

Ed è su questo sito che si possono leggere le recensioni paradossali che sono accompagnate da immagini di quelle stesse località in cui Greenpeace ha simulato il panorama con la presenza di piattaforme petrolifere al largo delle coste italiane (nelle immagini qui sotto).

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«L’intento parodistico della nostra campagna è evidente. Ma le ragioni e gli obiettivi per cui l’abbiamo lanciata sono invece serissimi», dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace. «Mai come oggi si assiste a una frettolosa svendita all’ingrosso dei nostri mari. In queste settimane il Ministero dell’Ambiente è infatti impegnato a emettere una raffica di decreti di compatibilità ambientale con cui concede ai petrolieri aree marine pregiatissime, ed eccezionalmente estese, per la ricerca o la produzione di idrocarburi. Quello del governo Renzi è un vero e proprio assalto alle coste italiane. Ma si sa che gli apprendisti stregoni finiscono spesso per scatenare reazioni che poi non sono in grado di controllare, e che gli si ritorcono contro».

L’associazione ambientalista ricorda che soltanto fra il 3 e il 12 giugno il ministero dell’Ambiente ha autorizzato ben undici progetti di prospezione di idrocarburi in mare con la tecnica dell'airgun. Nove di questi riguardano i mari pugliesi, ma l’area concessa ai petrolieri copre tutto l’Adriatico e parte significativa dello Ionio. Nelle settimane precedenti era stata la volta delle acque abruzzesi: grazie ai decreti già emanati, nei prossimi mesi, a pochissimi chilometri al largo della “Costa dei Trabocchi”, potrebbero essere realizzati un nuovo pozzo di ricerca e fino a dieci nuovi pozzi di estrazione. E l’attacco al mare prosegue poi nel Canale di Sicilia, dove stanno per sorgere due nuove piattaforme e dove sono state autorizzate altre prospezioni con gli airgun.


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