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Emma Bonino, ad Expo per i diritti delle donne

«Le donne non sono solo delle “nutrici”, sono diventate le protagoniste nel settore della ricerca, dell’agroalimentare, della lotta allo spreco stesso». Dice Emma Bonino, presidente onorario di We Women for Expo, che in quest’intervista a Vita spiega l’importanza dell’iniziativa che parte oggi

di Anna Spena

Che cos’è We Women for expo?

Women for Expo, è un progetto all'interno di Expo 2015, per dare voce “all'altra metà della Terra", che è attiva e partecipe nel settore della nutrizione, come lo è in quasi tutti gli altri settori della società, ma che non trova quasi mai adeguata valorizzazione. È anche un modo di superare stereotipi e luoghi comuni: le donne non sono solo tradizionalmente “nutrici”, come tutti sappiamo, ma sono diventate protagoniste nel settore della ricerca, dell'agroalimentare, della lotta allo spreco alimentare stesso, del dibattito scientifico sulle nuove tecnologie. La maggior parte delle nuove start up agricole, in Italia, sono promosse da donne e questo e un dato abbastanza significativo. È un progetto, questo sulle donne in Expo, che avevo pensato e proposto a Letizia Moratti e Diana Bracco sin dal 2008, subito dopo la vittoria di Milano. Entrambe lo avevano sposato con entusiasmo e avevamo già istituito all'epoca un comitato internazionale, fatto di riunioni e pensato per articolare questa tematica nei 7 anni che ci separavano da Expo 2015. Poi come noto la vicenda Expo ha di per se incontrato lunghi periodi di immobilismo e di paralisi, Letizia Moratti ha lasciato il comune di Milano e tutto – progetto Women for Expo incluso – si è bloccato.

L' ho ripreso in mano appena ne ho avuto la possibilità come ministro degli esteri nel 2013: ovviamente, per ragioni di tempo e finanziarie, l'idea iniziale si è tradotta in una versione più limitata ma che mi pare comunque interessante. E mi fa piacere che anche i ministri che si sono succeduti alla Farnesina, Federica Mogherini e Paolo Gentiloni, abbiano confermato il progetto e che la rete della Farnesina lo abbia supportato. E difatti, nella sua versione attuale, Women for Expo è un progetto congiunto della società Expo, del Ministero degli Esteri e della Fondazione Mondadori, che cura gli aspetti "artistici" e che ha prodotto "novel of the world", un “libretto” molto interessante da leggere con racconti di 104 scrittrici di tutto il mondo. Women finExpo si articolerà in due settimane di iniziative, eventi, dibattiti nel sito milanese di expo, dal 29 giugno al 10 luglio. Abbiamo già svolto una serie di riunioni nei mesi scorsi – fra cui a Tunisi, Londra, New York e in Birmania – e terremo un’altra settimana in Expo ad ottobre.

Perché creare all’interno dell’esposizione universale una sezione specifica dedicata alle donne? Il tema per questa edizione di Expo è “nutrire” il pianeta; in questo modo non si rimarca il luogo comune che è ruolo della donna occuparsi della nutrizione?

Come Women for Expo ci siamo concentrate essenzialmente su due punti: come rafforzare strumenti e diritti delle donne in agricoltura, che è un aspetto decisivo per combattere la fame in intere regioni dell'Africa sub-sahariana e dell'Asia occidentale, e come combattere lo spreco alimentare. Insieme alla Fao e al Programma alimentare Mondiale abbiamo scritto e stiamo promuovendo il manifesto di una “ALLIANCE” su questi due punti: un'Alleanza globale che ho lanciato con Michelle Bachelet , Presidente del Cile, il 6 giugno a Milano. È importante aggiungere che l'obiettivo è di fare di Women for Expo un progetto costante e strutturale di tutte le future esposizioni universali, inclusa quella del 2020 a Dubai, che non si occuperà di nutrizione ma di "connessioni fra le menti". Ma anche in questo campo, imperniato sulle tecnologie dell'informazione, il protagonismo femminile è fondamentale anche se poco conosciuto. E con il sostegno del governo italiano e ad oggi una accoglienza positiva del segretari generale del BIE, abbiamo buone speranze di riuscirci. Chi avrà l'interesse a seguire le iniziative e gli incontri di Milano – contiamo sulla presenza di centinaia di donne – si accorgerà immediatamente che non si tratta di perpetuazione degli stereotipi usuali sulle donne ma di discussioni politiche relative per esempio ai diritti negati in moltissimi paesi alle donne imprenditrici o lavoratrici: il diritto alla proprietà della terra, tanto per cominciare o l'accesso al credito, molto più difficile per le donne che per gli uomini. E poi parleremo del ruolo decisivo, in agricoltura, delle tecnologie, del rapporto fra nutrizione e salute, degli investimenti finanziari, e così via.

Da sempre si occupa e si batte contro la mutilazione genitale femminile; paesi come il Senagal, Sudan, Somalia, Guinea, Ghana, dove questa pratica è molto diffusa, sono presenti ad Expo. In quanto presidente onorario di We Women for Expo; quello della MGF è un tema che penserà di affrontare?

Non vorrei affrontare direttamente questo tema parlando di Expo, se non come una delle più gravi violazioni di diritti, che va contro le donne, anzi contro le bambine. Attualmente, dopo l’ importante risoluzione delle Nazioni Unite in proposito, sto lavorando con " Non c'è pace senza giustizia" e con il comitato interafricano contro queste pratiche nefaste direttamente sul terreno: in Senegal, Gambia, Niger, Costa d'avorio. Si tratta di ottenere la reale applicazione della risoluzione dell'Onu. Spero davvero che altri gruppi si occupino di questo stesso terribile fenomeno, ormai presente anche nel nostro paese e in altri paesi europei. Recentemente, abbiamo scoperto rapporti che indicano una presenza importante della pratica della mutilazioni in Iraq, parte curda, e in Iran, soprattutto nelle comunità sunnite. Peraltro, in Iran esiste una piccola organizzazione che cerca di combattere questo fenomeno, finora persino negato. Speriamo di poter trovare abbastanza sostegni e risorse per combattere le mutilazioni genitali femminili anche in questi paesi, e non solo in Africa.

Foto di MYCHELE DANIAU/AFP/Getty Images


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