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Perché dopo cinque anni ancora non c’è la carta d’identità parlante?

Prevista fin dal 2009, potrebbe dare un grande impulso al sistema di donazioni di organi e salvare molte vite. Ma dopo cinque anni siamo ancora solo alle sperimentazioni. Ora il via libera del Garante per la privacy alle Linee guida operative del Ministero potrebbe sbloccare la situazione

di Sara De Carli

Dire sì o no alla donazione di organi direttamente al proprio Comune e far inserire la propria scelta sulla carta di identità al momento della richiesta o del rinnovo del documento: se ne parla dal dicembre 2009 ma ora, con il parere positivo del Garante per la Privacy alle Linee guida predisposte dal Ministero della salute e dal Ministero dell'interno, dopo cinque anni abbondandti la cosa si fa finalmente più concreta.

Esprimere le proprie volontà sulla donazione di organi è una possibilità e non un obbligo e solo su richiesta del cittadino la dichiarazione verrà riportata anche sul documento d'identità. Nonostante questo, però, fare delle anagrafe comunali degli “access point” per esprimere le volontà allarga notevolmente il bacino di cittadini che potrebbero manifestarle, essendo la procedura estremamente semplice. Il cittadino inoltre potrà cambiare idea in ogni momento: per modificare quanto dichiarato basterà andare in una qualsiasi aziende ospedaliere, Asl, presso l’ambulatorio del proprio medico di base, o presso i Centri regionali per i trapianti. In Comune invece si potrà modificare la dichiarazione solo in occasione del rinnovo successivo del documento, compilando l'apposito modulo per la successiva trasmissione del dato al SIT. In tal modo i Centri per i trapianti hanno la certezza di poter consultare sempre l'ultima volontà espressa dall'interessato.

La dichiarazione infatti sarà registrata dall'ufficiale dell'anagrafe insieme ai dati raccolti al momento della richiesta o del rinnovo della Carta d’identità e inviata al Sistema informativo trapianti (Sit) che la inserirà in un'unica banca dati nazionale consultabile 24 ore su 24 dai centri per i trapianti. Il Garante suggerisce ai Comuni, come peraltro previsto nelle Linee guida, di supportare l'avvio della nuova modalità di manifestazione della volontà con una campagna informativa diretta ai cittadini, mentre il Ministero della salute, d'intesa con il Centro Nazionale Trapianti, provvederà ad attivare dei corsi di formazione rivolti ai referenti regionali incaricati di formare gli ufficiali dell'anagrafe dei Comuni.

Fino ad oggi la legge prevede per i maggiorenni il consenso o diniego esplicito alla donazione attraverso quattro modalità: compilando un modulo che si richiede alla Asl, firmando un atto all'Associazione italiana donatori (Aido), con il tesserino blu del donatore o scrivendo su un foglio libero la propria volontà. In assenza di volontà espressa, a decidere sono i famigliari.

La “carta d’identità parlante” è stata invece in questi cinque anni oggetto di diverse sperimentazioni. Il primo progetto pilota aveva riguardato la Regione Umbria nel 2012, che aveva visto un ottima accoglienza da parte dei cittadini: nei sei mesi della sperimentazione aveva visto un +365% di volontà espresse. A Perugia e Terni nei sei mesi della sperimentazione 2.774 cittadini hanno espresso la loro volontà al momento del rinnovo della carta d’identità, mentre nello stesso periodo, le dichiarazioni rilasciate alle Asl delle due città erano state 35. Dati incommensurabili, davanti a cui davvero ci si deve interrogare sull’incomprensibile ritardo con cui il progetto di carta d’identità parlante sta diventando realtà: quante vite avrebbero potuto essere salvate se così tanti cittadini in più avessero espresso la loro disponibilità all’espianto di organi in caso di morte?


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