Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Economia & Impresa sociale 

Tasse: elusi 200 miliardi di dollari l’anno i più colpiti i Paesi in via di sviluppo

Secondo le Nazioni Unite le grandi multinazionali eludono circa 200 miliardi di dollari all’anno, ai Paesi in via di sviluppo sarebbero sottratti tra i 70 miliardi di dollari e i 120 miliardi in entrate fiscali all'anno

di Ottavia Spaggiari

200 miliardi di dollari all’anno. Sarebbe questo l’ammontare dell’elusione fiscale privata stimata dalle Nazioni Unite, resa possibile da escamotage e dirottamento dei fondi sui paradisi fiscali. La stima dell’elusione fiscale resa nota la scorsa settimana, durante la Conferenza sul commercio e lo sviluppo dell’ONU, sarebbe uno dei primi tentativi fatti a livello istituzionale di calcolare esattamente quante tasse vengono evitate dalle grandi aziende. Secondo i dati pubblicati dal fondo monetario internazionale pubblicati lo scorso mese, l’elusione fiscale sarebbe equivalente allo 0,6% del PIL ai Paesi del “primo mondo”, mentre arriverebbe a rappresentare l’1,75% del PIL nei Paesi in via di sviluppo. Tra i paradisi fiscali più gettonati, secondo le Nazioni Unite, le Isole Vergini che, solo nel 2012, avevano attirato 72 miliardi di dollari di investimenti, circa 30 miliardi di dollari in più rispetto al Regno Unito, che però, secondo il Wall Street Journal, registra un’economia circa 3mila volte superiore. E le Isole Vergini non sono da sole, anche in Europa esistono paesi in cui il regime fiscale è particolarmente vantaggioso e, per questo, attira quantità di investimenti nettamente superiori all’entità dell’economia nazionale, tra questi Paesi Bassi e Lussemburgo.

Una tendenza quella del “Transit Investment”, ovvero l’investimento di transito che permette l’elusione, che l’ Unctad ha registrato in netta crescita nell’ultimo decennio, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, dove nel periodo dal 2010 al 2012 è arrivata al 26%, rispetto al 24% del periodo tra il 2005 e il 2009. Secondo l’ Unctad ad essere più protetto dall’elusione gli Stati Uniti, dove rappresenterebbe “appena” il 18% degli investimenti esteri, più alta invece in Europa dove l’elusione rappresenterebbe circa il 35% degli investimenti esteri, una percentuale che raggiunge addirittura il 60% nelle cosiddette “transition economies”, le economie di transizione, ( Cina, Cile, Taiwan, Hong Kong, Kuwait, Malesia, Sud Corea, Russia, Singapore). Calcolando di quanto le imposte fiscali diminuiscono, quando si alzano gli investimenti offshore, l’Unctad ha stimato che vengono sottratti ai Paesi in via di sviluppo tra i 70 miliardi di dollari e i 120 miliardi in entrate fiscali, i Paesi con le economie più sviluppate invece, perderebbero circa 100 miliardi di dollari all’anno. E che l’elusione fiscale contribuisca un problema notevole per le economie nazionali non è una novità.

Alla fine di quest’anno i leader del G20 dovranno adottare una serie di misure internazionali per ridurre l’elusione.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA