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A Casal di Principe, in 26 giorni, hanno costruito un museo

19 opere d’arte dal valore inestimabile nella villa confiscata ad un boss. Ma, ricorda Alessandro de Lisi «Altre opere d'arte vive, sono gli ottanta ragazze e ragazzi di Casal di Principe, gli Ambasciatori della Rinascita»

di Anna Spena

“La luce vince l’ombra-gli Uffizi a Casal di Principe” è il nome del progetto che dal 21 giugno scorso sta riscrivendo la storia di un paese, Casal di Principe, conosciuto per essere dimora dei più pericolosi boss della criminalità organizzata napoletana. La villa in questione era del boss Egidio Coppola; si è trasformata in un vero e proprio museo aperto a tutti. Vita.it intervista Alessandro De Lisi, Il direttore del progetto R_Rinascita, tra i primi a credere nel progetto e ad impegnarsi per realizzarlo.

Per quanto tempo le opere saranno esposte a Casal di Principe?
Le opere provenienti dagli Uffizi, dal museo di Capodimonte, di Capua e dalla Reggia di Caserta costituiscono una mostra eccezionale curata da Antonio Natali, Fabrizio Vona e Marta Onali. First Social Life, la struttura che organizza e ha permesso il reperimento delle risorse private necessarie, vorrebbe che la mostra potesse durare oltre il 21 ottobre prossimo, magari fino all'Epifania del 2016. Questo per il grande intesse di pubblico e per il valore che questa mostra potrebbe aggiungere ai percorsi culturali delle scuole campane.

Come si è svolta l’inaugurazione del 21 giugno?
Una festa popolare, oltre duemila persone, tutte le istituzioni presenti, la felicità di ascoltare le parole di Marcello Tagliente, alto funzionario del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, con le quali ha voluto imprimere la volontà di dare vita alla possibilità di proseguire la programmazione espositiva al Museo Restart a casa don Peppe Diana. Una festa anche dei ritorni, con gli amici del Comitato don Peppe Diana e con Mirella Letizia, assessore coraggiosissima alla cultura e allo sviluppo economico, col sindaco Natale, abbiamo abbracciato Roberto Saviano, primo visitatore della mostra. Una festa politica, perché per sviluppare il Sud non servono più speranze ma una forte fiducia e nelle eccellenti capacità culturali e di impresa che sono rimaste sempre accese nonostante la dittature militare della camorra.

Com’è nata l’idea di trasformare un bene confiscato alla camorra in un vero e proprio museo?
Con Raffaele Semonella, Costantino Diana e Giuseppe Diana – gli architetti che hanno progettato la rivoluzione di uno spazio abitativo orrendo – abbiamo coinvolto tutti, amministrazione, imprese, giovani, oltre che il Professore Natali, pensando collettivamente di realizzare un museo "della fiducia", ovvero stravolgere un simbolo di camorra confiscato dallo stato in un nuovo spazio pubblico. Questo museo è all'avanguardia e risponde ai parametri internazionali più stringenti, compresa la pittura naturale delle pareti offerta da Carson, impresa perbene proprio di Casal di Principe.

Quanto tempo ci è voluto per organizzare tutta l’operazione?
Da febbraio abbiamo iniziato a lavorare alla produzione e all'organizzazione, mentre il Mibact rapidissimo autorizzava lo spostamento delle opere dagli istituti prestatori verso la sede di Casal di Principe e il gruppo di curatela guidato dal direttore degli Uffizi realizzava il progetto scientifico. Poi vi è un piccolo record: ventisei giorni di cantiere per recuperare la villa, fare gli allestimenti, assicurare la sicurezza, tutto con imprese locali e con gruppi nazionali come Battistolli, Bassilichi, Coop, Unipol e Fondazione Unipolis.

Quante opere ci sono complessivamente nelle villa confiscata?
Diciannove, tra le quali Artemisia Gentileschi, Mattia Preti, ma anche un Warhol e una rara statua romana, una Matre Matuta di Capua…
Altre opere d'arte vive sono gli ottanta ragazze e ragazzi di Casal di Principe, gli Ambasciatori della Rinascita.

Come hanno accolto i cittadini questa iniziativa?
Finora bene, ma per comprendere davvero il valore di questa rivoluzione della reputazione occorre tempo, tanto tempo. Molti visitatori stanno raggiungendo la mostra, ma la strada per una vera affermazione definitiva di un nuovo modello economico necessità di tempo. I casalesi hanno un cuore e una testa eccellenti, ma sono feriti, quindi abbiamo il dovere di custodire i talenti e avere cura della loro fiducia.

Nella foto di Mauro Pagnano, lo scrittore Roberto Saviano e Renato Natale, sindaco di Casal di Principe, durante una vistita alla mostra.


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