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Estate in oratorio: un bambino su tre è straniero

I centri estivi parrocchiali sono un luogo di accoglienza ma anche di integrazione, frequentati da moltissimi ragazzi stranieri e anche musulmani. Ecco i dati di Curia di Milano e Caritas Ambrosiana

di Gabriella Meroni

La mamma col velo saluta quella in shorts, mentre le due figlie corrono insieme verso il cancello dell'oratorio per partecipare al centro estivo: una scena non così rara negli oltre 2.300 oratori della lombardia, dove nel mese di giugno e luglio va in scena come ogni anno l'appuntamento con giochi, sport e gite per i ragazzi dai 6 ai 14 anni. Un luogo di accoglienza ma anche di integrazione, visto che si aprono a tutti i ragazzi che chiedono di parteciparvi, di cui secondo i dati della Caritas Ambrosiana almeno un terzo sono stranieri e di questi un altro terzo addirittura musulmani. «Sì, i minori stranieri che frequentano gli oratori della Diocesi di Milano sono tanti, anche se la maggioranza è ovviamente costituita da cristiani», precisa don Samuele Marelli, direttore della Fondazione Oratori Milanesi. «Secondo le nostre rilevazioni i piccoli musulmani che partecipano all'esperienza dei centri estivi sono il 10 per cento del totale, a dimostrazione che comunque l'oratorio rappresenta un crocevia di integrazione, insieme alla scuola e allo sport, che comunque in oratori gioca un ruolo da protagonista».

I piccoli musulmani che partecipano all'esperienza dei centri estivi sono il 10 per cento del totale, a dimostrazione che l'oratorio rappresenta un crocevia di integrazione

Un fenomeno, quello dei ragazzi stranieri in oratorio, che si acuisce durante l'estate ma è ben vivo e presente tutto l'anno come si evince dall'indagine “Educare generando futuro. I minori di origine straniera in Oratorio: dall’integrazione alla condivisione”, realizzata nel 2014 da Ismu, Fom, Caritas Ambrosiana e Ufficio Pastorale Migranti della Diocesi di Milano. Dalla ricerca è emerso infatti che sono di origine straniera il 27% dei ragazzi che frequentano l’oratorio estivo, circa il 26% di quelli che seguono le lezioni al doposcuola parrocchiale, il 15% di coloro che partecipano ai gruppi sportivi oratoriani. Addirittura in alcuni oratori della diocesi di Milano la presenza di minori stranieri raggiunge percentuali vicine al 40-50% sul totale dei frequentanti, mentre il coinvolgimento complessivo degli stranieri, compresi anche gli adulti, nella vita delle parrocchie si attesta attorno al 10%.

Abbiamo anche degli animatori musulmani, che in questo periodo stanno facendo il Ramadan, e che alla mattina guidano la preghiera separata per i piccoli della loro religione.

Insomma, se la maggioranza dei centri estivi parrocchiali rappresenta un meticciato di identità e culture che non trova nell’educazione alla fede, cardine delle vita dell’oratorio, un ostacolo alla sua realizzazione, esistono esempi particolarmente significativi che offrono uno spaccato di società davvero nuova. Come per esempio la parrocchia S. Arialdo di Baranzate, hinterland milanese, dove il parroco don Paolo Steffano accoglie in questo periodo 200 ragazzi all'oratorio estivo, di cui ben il 40 per cento stranieri e il 15 per cento musulmani. «Sì, siamo un punto di riferimento», racconta don Paolo, «e i rapporti con tutte le famiglie straniere, comprese quelle islamiche sono ottimi. Abbiamo anche degli animatori musulmani, che in questo periodo stanno facendo il Ramadan, e che alla mattina guidano la preghiera separata per i piccoli della loro religione». Non un sincretismo, dunque, ma accoglienza e rispetto. «E' più facile a farsi che a dirsi», sottolinea don Paolo, «perchè quando si vive fianco a fianco si capisce che accettarsi pur nelle differenze e vivere insieme è più conveniente per tutti».


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