Sezioni

Attivismo civico & Terzo settore Cooperazione & Relazioni internazionali Economia & Impresa sociale  Education & Scuola Famiglia & Minori Leggi & Norme Media, Arte, Cultura Politica & Istituzioni Sanità & Ricerca Solidarietà & Volontariato Sostenibilità sociale e ambientale Welfare & Lavoro

Cooperazione & Relazioni internazionali

A Gorizia l’accoglienza si fa in convento

Nella Lampedusa del Nord-Est un centinaio di persone ha trovato asilo nell’ex convento del Nazareno delle Suore della Provvidenza. La superiora locale della Congregazione, suor Bruna Camilotto, racconta perché hanno deciso di lasciare gratuitamente la struttura alla Caritas

di Marina Moioli

L’hanno ribattezzata la “Lampedusa del Nord-Est”, ma a Gorizia i profughi, invece che dal mare arrivano via terra, soprattutto a bordo di camion, dopo lunghi viaggi attraverso i Balcani. Gli ultimi dati, resi noti dall’assessore regionale Gianni Torrenti all’Anci, dicono che su 2.252 profughi presenti in tutto il Friuli Venezia Giulia, il grosso è arrivato nel 2015: 1.705 arrivi da gennaio a oggi.

Un’ondata che si ripercuote a livello locale e che viene affrontata attraverso un’accoglienza diffusa sul territorio. Lo ha ribadito il direttore della Caritas diocesana di Gorizia, don Paolo Zuttion, illustrando l’attività di tante comunità parrocchiali impegnate quotidianamente nell’accoglienza dei richiedenti asilo. «Si continua a navigare a vista. Continuiamo ad affrontare l’emergenza con le stesse strutture e sempre con le medesime persone che si danno da fare per garantire un’accoglienza, il più possibile umana, a tutti questi migranti. Dobbiamo capire che il flusso di richiedenti-asilo, e lo ripeto per l’ennesima volta, non è destinato a diminuire: l’aumento dei conflitti in tante parti del mondo porta a sempre nuovi sbarchi di migliaia e migliaia di disperati alla ricerca di un futuro per la propria vita», ha dichiarato don Paolo Zuitton pochi giorni fa, intervistato dal quotidiano “Il Piccolo”.

Delle 670 persone arrivate a Gorizia, circa 150 sono accolte nell’ex convento del Nazareno, una struttura storica inaugurata nel 1908 e con una storia gloriosa alle spalle.
«Il nostro convento venne adibito dopo pochi anni a ospedale militare durante la Prima Guerra Mondiale e fino al 1958 ha mantenuto viva la vocazione ospedaliera attraverso una prestigiosa scuola per infermiere. Poi è rimasto fino al 1972 sede della nostra Casa generale e ha ospitato le nostre sorelle anziane fino a due anni fa. Quando ci siamo trovate davanti all’alternativa di chiuderlo, di venderlo e metterlo a reddito oppure di metterlo a disposizione in comodato gratuito per aiutare gli ultimi non abbiamo esitato. Abbiamo scelto quest’ultima via: l’accoglienza e la fraternità con cui si possono aprire finestre sul futuro». A raccontarlo è suor Bruna Camilotto, superiora della comunità locale delle Suore della Provvidenza.

La Congregazione, fondata nel 1837 da San Luigi Scrosoppi, unisce 600 sorelle nel mondo, in 13 nazioni di 4 continenti. In Italia sono 110, presenti, oltre che in Friuli Venezia Giulia, anche in Veneto, Trentino, Lombardia, Campania e Lazio. «Era il 2013 quando il convento è rimasto vuoto. Ci siamo messe in ascolto delle urgenze, delle tante povertà che abitavano la nostra società», continua suor Bruna. «Proprio in quel periodo cominciava l’ondata di arrivo dei profughi ed è arrivata la richiesta della Caritas di mettere a disposizione il nostro grande immobile per l’accoglienza. Non è stato facile superare le preoccupazioni iniziali e capire se ciò fosse una chiamata del Signore per noi. Ma ci siamo affidate alle parole di Papa Francesco: “I conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare soldi”. Ci siamo affidate alla Provvidenza, che ci contraddistingue già dal nome che portiamo, e abbiamo ceduto l’immobile gratuitamente affinché la Caritas, attraverso la cooperativa Il Mosaico, potesse organizzare una struttura adatta ai nostri fratelli più vulnerabili».

Nel loro vecchio convento, che momentaneamente ha ridotto la capienza a 90 persone per lavori di adeguamento della struttura, le suore non vivono più. «Noi abitiamo in una casa più piccola nelle vicinanze, ma abbiamo lasciato il responsabile della nostra campagna a fare da custode. «Comunque tutto il merito», conclude Suor Bruna, «va a don Paolo e alla Caritas che sta gestendo molto bene l'accoglienza assicurando ai ragazzi ospitati assistenza costante anche dal punto di vista medico e legale».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA