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Come il teatro può servire a trovare lavoro

Arriva anche in Italia JobAct®, il progetto nato in Germania per combattere la disoccupazione, che abbina le arti teatrali alla formazione professionale per aiutare le persone a trovare lavoro. 4600 persone hanno preso parte al programma dal 2005 e di queste il 43% ha trovato un lavoro, mentre il 24% ha ripreso gli studi

di Ashoka Italia e Laura Catana e Natalia Pazzaglia

Da quando Sandra Schurmann e il suo team hanno lanciato JobAct® nel 2005, sono stati oltre 4600 i partecipanti che hanno usufruito dei programmi offerti. Di questi il 43% ha trovato lavoro e un ulteriore 24% ha ripreso a studiare o si è impegnato in altri programmi finalizzati alla crescita personale. JobAct® è un approccio pioneristico che, attraverso la pedagogia teatrale, intreccia percorsi di auto-scoperta personale e autonomia con l'apprendimento di competenze professionali per accrescere esponenzialmente l'impiegabilità e le capacità occupazionali di persone di qualsiasi età. Dopo aver diffuso il progetto in Germania, Sandra Schurmann e Lukas Harlan cercano ora di portare questo approccio in tutta Europa, cominciando dai paesi del Mediterraneo. In Italia il team di JobAct® gode del sostegno strategico di Francesca Cima, Consigliere di ItaliaCamp per gli Affari internazionali.

Lukas, cos'è JobAct® e come è nata l'idea di utilizzare il teatro come strumento per la crescita personale e professionale?

Prima di lanciare JobAct® , in Germania ai disoccupati veniva offerta soltanto la possibilità di seguire i classici corsi di formazione per sviluppare nuove competenze professionali. Con questo approccio però, che non prevedeva alcuna enfasi sulla crescita personale, i disoccupati ricadevano velocemente nella disoccupazione. Ecco perché abbiamo avviato JobAct®. Utilizzando le arti, soprattutto il teatro, il disoccupato ha la possibilità di partecipare, di creare qualcosa che possa conseguire successo e così ritrovare la motivazione, ed aumentare l'autostima e la consapevolezza della propria forza. Immaginate diverse compagnie teatrali organizzate da giovani disoccupati che realizzano le proprie rappresentazioni in diverse città d'Europa e le inscenano davanti a enormi platee, mentre allo stesso tempo lavorano a migliorare il proprio futuro, trovano un lavoro, avviano un'impresa e, soprattutto, imparano cosa significhi avere successo e avere fiducia: questo è il sogno di JobAct. Sin dall'inizio JobAct® è stato pensato come un programma polivalente, che potesse quindi essere realizzato ovunque. Certo non è stato facile convincere i centri per l'impiego che usare l'approccio artistico per creare forza lavoro è possibile, ma dopo i primi progetti pilota abbiamo anche vinto un concorso nazionale organizzato dal Ministero federale per l'Occupazione e le politiche sociali. Questo premio ci ha aperto nuove strade verso lo sviluppo del programma e soprattutto ci ha reso consapevoli della necessità di un cambio di paradigma in Germania, nel campo dell'istruzione e della certificazione. Nel corso di due anni quindi, JobAct® ha replicato il proprio modello in oltre 20 città e oggi il nostro programma ha già raggiunto 90 città.

Qual è stata la sfida più grande da superare in questi anni di attività?

Il restare fedeli all'idea e ai principi originari di JobAct®. Assieme ad ogni successo arrivano anche nuove idee, quindi la diffusione massiccia di JobAct® include un flusso continuo di suggerimenti su come migliorare il programma. In questo senso, l'Ashoka Fellowship ha costituito un aiuto cruciale nel corso degli anni ed è stato come un processo di emancipazione: infatti, non solo mi ha aiutata a vedere me stessa e il mio ruolo nell'organizzazione più chiaramente, ma mi ha anche insegnato l'importanza di concentrarmi sull'idea principale originaria di JobAct® e di fare in modo di non perderla di vista lungo la strada. Ho capito così che diffondere JobAct® non deve necessariamente implicare un'espansione fisica. Piuttosto, crescendo io stessa, assieme ai miei colleghi, come team leader, saremo tutti in grado di coinvolgere gli altri nella maniera migliore per poi rendere questi, a loro volta, in grado di sviluppare ulteriormente l'impatto di JobAct® .

Nel corso degli ultimi due anni avete cominciato ad approfondire l'idea di diffondere JobAct®, per riuscire così a raggiungere sempre più persone, soprattutto in quei paesi in cui il livello di disoccupazione ha raggiunto picchi elevati. Quali sono i vostri obiettivi e piani d’zione?

Il nostro obiettivo è quello di condividere l'approccio e il metodo di JobAct® con chiunque si mostri disponibile e intenzionato ad abbattere la disoccupazione assumendosi delle responsabilità. Per questo, adesso stiamo stabilendo collaborazioni forti in Spagna, Italia, Grecia, Francia e Ungheria e nei prossimi mesi organizzeremo degli incontri nazionali in ciascuno di questi paesi. Ci piacerebbe in futuro poter creare una rete di scambio europea, per sviluppare e diffondere JobAct® ancora di più e stiamo raccogliendo fondi per investire nel progetto. Siccome non intendiamo attuare i progetti a livello locale noi stessi, stiamo anche creando una "JobAct® Academy" in grado di offrire formazione per i futuri formatori e un programma di addestramento per i soci interessati, e di sostenerli poi anche nell'adattamento di JobAct® alle specifiche esigenze nazionali, mantenendo però sempre vivo il principio della crescita personale. Abbiamo ricevuto un forte segnale di interesse da parte dell'Europa meridionale, dove i soci sono desiderosi di imparare il nostro metodo e di realizzare nuovi approcci. Per esempio, in Italia siamo in contatto con Robert Bosch ed altri partner, che al momento stanno sviluppando un primo progetto pilota a Milano, e che speriamo potrà essere avviato nel 2016. Ma stiamo anche avviando collaborazioni a Genova, Torino, Firenze e Milano incentrate su teatro, imprenditoria e lavoro autonomo.

Francesca, come sei arrivata a dare il tuo aiuto a Lukas e Sandra in Italia e cosa ti ha spinto a farlo?

In realtà non sono la sola a sostenere Sandra e Lukas, con me c'è l'intera rete di ItaliaCamp. Io personalmente mi sono impegnata quando ho scoperto che l'idea principale di JobAct® è legata al teatro: essendo un'attrice io stessa, credo fermamente nell'impatto che hanno le tecniche teatrali sullo sviluppo essenziale delle capacità personali. L'aumento della disoccupazione giovanile in Italia richiede soluzioni nuove ed immediate, che funzionino davvero e che abbiano già funzionato altrove. JobAct® ha già dimostrato di essere un metodo efficace, che funziona innanzitutto a livello personale e soltanto in un secondo momento avviene lo sviluppo di capacità tecniche specifiche; è questa la differenza: in questo modo le persone sono più motivate e più inclini al successo. Insieme ai gruppi regionali di ItaliaCamp abbiamo raccolto la sfida di radunare attori dalle competenze ed esperienze diverse, competenti in diverse tecniche teatrali, per includere pratiche e programmi nell'approccio e insieme al team di JobAct® stiamo ora seguendo il progresso di queste collaborazioni, e siamo ansiosi di avviare i progetti pilota l'anno prossimo.

Foto di Ashoka


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