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Formarsi all’accoglienza eterofamiliare. Un programma europeo

Avviato il programma europeo che vede Sos Villaggi dei Bambini capofila in otto Paesi Ue. Obiettivo formare 100 professionisti in ciascuna nazione. In Italia fin da subito coinvolti i bambini e i ragazzi nel rispetto dei diritti dell'infanzia

di Antonietta Nembri

Due anni di lavoro, otto Paesi coinvolti (Bulgaria, Croazia, Estonia, Francia, Italia, Lettonia, Ungheria e Romania), cinque territori italiani (Saronno, Verona, Roma, Napoli e Cagliari) e un centinaio di professionisti dell’accoglienza formati in ciascun Paese. Sono questi i confini di un progetto europeo finanziato dalla Commissione e che ha l’obiettivo di formare chi si occupa dell’accoglienza dei minori fuori famiglia sui diritti dei ragazzi stessi. Il progetto, che vede capofila le diverse organizzazioni Sos Villaggi dei Bambini degli otto paesi coinvolti, dal titolo “Training professionals working with children in care” ha una durata biennale e terminerà alla fine del 2016.

«In Italia, come ente capofila abbiamo creato una rete che vede coinvolti altri sei soggetti (Associazione Agevolando, Cncm, Autorità garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Ufficio Protezione e Pubblica tutela dei Minori della Regione Veneto, la Provincia autonoma di Trento e l’Istituto degli Innocenti). In particolare i ragazzi di Agevolando hanno anche dato vita a un gruppo su Fb», spiega Samantha Tedesco di Sos Villaggi dei Bambini, responsabile del progetto. Una caratteristica italiana è quello di aver voluto far partecipare i ragazzi fin dall’inizio «Il progetto si occupa di formare i professioni sui diritti dei bambini e dei ragazzi fuori famiglia d’origine in tutti gli ambiti e, anziché simulare che cosa pensa un ragazzo in accoglienza, abbiamo optato per un processo partecipativo reale» continua Samantha Tedesco.

Il percorso italiano, annuncia Tedesco «si concentrerà soprattutto sulle comunità: i ragazzi coinvolti provengono infatti da comunità educative o case famiglia. Mentre per quanto riguarda gli adulti, i professionisti, arrivano da entrambe le realtà: l’affido familiare e le comunità». E il protagonismo dei giovani è anche nel nome scelto dall’iniziativa per il nostro Paese: “Progetto InFo”, ovvero Insieme Formati, un nome scelto dopo un laboratorio.

Nel corso della prossima estate, a Firenze un convegno concluderà il percorso nazionale, mentre la chiusura del progetto europeo è attesa per l’autunno del 2016 con un convegno continentale a Parigi.

In questi mesi nei cinque territori italiani coinvolti saranno realizzate diverse attività come, per esempio, la costruzione di un tavolo tra amministratori, operatori pubblici e privati; la realizzazione di un percorso ludico-espressivo con ragazzi dagli 11 ai 17 anni accolti in comunità, rivolto a raccogliere esperienze, osservazioni, suggerimenti e raccomandazioni – in un percorso curato da due facilitatori – per favorire la partecipazione dei ragazzi nei luoghi d’accoglienza. Saranno anche realizzate due giornate di formazione rivolte ad almeno 20 operatori (provenienti dal pubblico e dal privato sociale) sul tema della partecipazione dei ragazzi.

Il cammino del progetto europeo ma una cosa è già chiara, spiega Samantha Tedesco «lo scarto esistente tra l’idea di procedere sempre con la protezione del minore secondo un schema da adulto: per proteggere il grande assume tutte le decisione. Invece è necessario che i ragazzi imparino a partecipare in quanto sono capaci di autodeterminazione».

In apertura foto di John Moore/Getty Images


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