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Park Slope Food Coop, una cooperativa solidale a New York

Nel cuore di Brooklyn dal 1973 esiste un supermercato davvero particolare, dove il cibo si paga attraverso il lavoro. Entrarci è un privilegio da conquistare sul campo, ma la formula sarà presto replicata in altre aree della città

di Marina Moioli

I caratteristici edifici “Brownstones” in pietra arenaria rossa e i viali alberati, le boutique vintage e i locali pittoreschi fanno di Park Slope uno dei quartieri più belli di New York. Nel 1973 però la situazione di questa zona di Brooklyn era molto diversa e non aveva niente a che vedere con l’elegante quartiere residenziale di oggi. Allora gli abitanti erano famiglie di origine italiana, irlandese o africana, che dovevano uscire dal quartiere per fare la spesa, persino dei beni di prima necessità. Fu per questo che un movimento di hippies di sinistra ebbe l’idea di provare ad aprire un negozio di alimentari, invitando le persone a partecipare non solo per l'acquisto della merce ma anche per la vendita, mettendo a disposizione parte del loro tempo per lavorare in negozio. Si trattava di una scommessa e all’apertura il successo superò di gran lunga le aspettative del piccolo gruppo che si era lanciato in questa avventura.

«La risposta degli abitanti fu positiva non solo per ciò che riguarda l’attività commerciale, ma anche perché le persone che si erano unite al progetto, i soci, condividevano un’idea di mondo per la quale facevano sentire la propria voce: dalle proteste contro la guerra del Vietnam a tutto quello che accadeva nella società», ha spiegato Joe Holtz, general manager della cooperativa Park Slope, intervenendo al convegno “We non me. Il cibo di tutti” organizzato pochi giorni fa da Coop a Expo 2015.

In oltre quarant’anni la mission è rimasta sempre la stessa: “Good Food at low prices for working memebers through cooperation” cioè “ Buon cibo a basso costo per i membri lavoratori attraverso cooperazione”. E ancora oggi Park Slope Food Coop non ha niente dei grandi supermercati all’ultima moda ma conserva il suo stile vissuto grazie alle tante persone che sono lì a lavorare o a fare la spesa. Per avere diritto di riempire il carrello di delizie superscontate, però, bisogna far parte della cooperativa e iscriversi non basta. Bisogna anche lavorare, facendo un turno di volontariato di almeno 2 ore e 45 minuti al mese al servizio del punto vendita: agli scaffali, alle casse o negli uffici. «Da noi tutti lavorano come volontari e tutto è autogestito in un sistema completamente interconnesso e ben organizzato», ha ricordato Joe Holtz. «Con questa formula il 75 per cento del lavoro viene coperto dai volontari e di conseguenza è anche possibile mantenere i costi più bassi rispetto al resto della città».

La struttura di circa mille metri quadrati al 782 di Union Street, stretta tra una scuola e una caserma dei pompieri, si è mantenuta grosso modo identica a quella originaria del 1973, salvo qualche aggiustamento tecnico per facilitare l’arrivo della merce in negozio dal magazzino e realizzare un’area di lavorazione in cui le persone sporzionano alcuni alimenti o preparano i sacchettini delle spezie, fiore all’occhiello della cooperativa che ha persino un suo giornalino delle offerte, spiritosamente ribattezzato “La Gazzetta di chi fa la coda”.

Dietro al successo di Park Slope, che conta oggi 16mila soci, ci sono auto-organizzazione, poche regole, pochi capi, soci lavoratori e tanta partecipazione spontanea, rispetto degli altri e del tempo che ci vuole per fare le cose. Una visione in comune ancora molto forte e che è riportata sulla tessera di ciascun socio così come in negozio: «fornire ai soci e gestori della Cooperativa prodotti sani con prevalenza di alimenti biologici e integrali, nel rispetto dell’ambiente e delle diversità, impegnati per l’uguaglianza. Un grande benvenuto a chi condivide questi valori».

Lavorare insieme per un obiettivo comune è l’idea che sta spopolando oggi in America

ha concluso Joe Holtz, annunciando che l’esempio di Park Slope verrà presto replicato in altre sei aree di New York.


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