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Riforma Terzo Settore, 21 atti per finire in un vicolo cieco?

Un anno fa il Consiglio dei ministri approvava il disegno di legge «Per realizzare il cambiamento economico, sociale, culturale, istituzionale di cui il Paese ha bisogno», sosteneva Renzi. Oggi quel senso di urgenza sembra evaporato senza un perché...

di Redazione

Un anno fa, il governo presentava e approvava il disegno di legge di Riforma del Terzo settore, impresa sociale e servizio civile. Era il 10 luglio 2014. La Conferenza stampa si sarebbe tenuta il 6 agosto. Nel frattempo la consultazione pubblica lanciata dal Governo aveva fatto recapitare nella casella di posta del sottosegretario al Welfare, Lugi Bobba contributi da 1016 soggetti (il 14,8% non pertinenti). Tra le risposte valide il 37,4% arrivava dalle organizzazioni non profit, il 38,5 per cento dai cittadini, il 7,2 per cento dal mondo delle imprese, dei sindacati e degli ordini professionali e il 2,3 per cento da amministrazioni pubbliche e università.

«Per realizzare il cambiamento economico, sociale, culturale, istituzionale di cui il Paese ha bisogno, è necessario che tutte le diverse componenti della società italiana convergano in un grande sforzo comune. Il mondo del Terzo settore può fornire un contributo determinante a questa impresa, per la sua capacità di essere motore di partecipazione e di autorganizzazione dei cittadini, coinvolgere le persone, costruire legami sociali, mettere in rete risorse e competenze, sperimentare soluzioni innovative». Da qui nelle parole del premier Renzi l’urgenza di portare a casa «una misura che caratterizza questo governo, sono grato a chi dal terzo settore me lo ha suggerito, il terzo settore in realtà è il primo e va incoraggiato».

Dodici mesi dopo, il premier su questo fronte si trova con in mano un pugno di mosche. Il provvedimento è di fatto parcheggiato in Commissione Affari costituzionali al Senato, praticamente da tre mesi. E la relatrice Anna Finocchiaro ha appena prorogato il termine di presentazione degli emendamenti dal 9 al 21 luglio.

In tre mesi la Commissione di palazzo Madama si è riunita dieci volte. L’ultima effettiva il 24 giugno scorso nella quale Bobba per l’ennesima volta ha sottolineato come «sul contenuto del disegno di legge delega si è già svolto un ampio confronto con le organizzazioni interessate, oltre che un approfondito dibattito alla Camera dei deputati (durato circa 6 mesi, ndr.).

Sul contenuto del disegno di legge delega si è già svolto un ampio confronto con le organizzazioni interessate, oltre che un approfondito dibattito alla Camera dei deputati

Luigi Bobba, sottosegretario al Welfare

Una riforma (incompiuta) in 21 atti:

12 aprile 2014: Renzi annuncia la Riforma

13 maggio 2014: Renzi lancia la discussione pubblica

13 giugno 2014: il Governo chiude le consultazioni

10 luglio 2014: il Consiglio dei ministri approva la Riforma

6 agosto 2014: il ministro Poletti e il sottosegretario Bobba presentano pubblicamente la riforma

22 agosto 2014: il testo viene presentato alla Camera

1 ottobre 2014: la relatrice Donata Lenzi presenta il testo in Commissione Affari sociali

10/21 novembre 2014: quattro tranches di audizioni informali dei rappresentati del Terzo settore

25 novembre 2014: La Affari sociali adotta il testo

15 gennaio 2014: Incomincia l’esame degli emendamenti

18 marzo 2015: La Commissione conclude l’esame dell’articolato

25/26 marzo 2015: il testo viene esaminato dalle commissioni consultive

1/9 aprile 2015: L’Aula esamina e vota il testo

20 aprile 2015: Il disegno di legge viene assegnato alla prima commissione in Senato

7 maggio 2015: Forza Italia solleva la questione di competenza

12 maggio 2015: il relatore Stefano Lepri illustra il provvedimento

20 maggio 2015: parte la discussione in commissione Affari costituzionali in Senato

16 giugno 2015: La commissione ammette e ascolta nuove audizioni

24 giugno 2015: Viene conclusa la discussione generale in Commissione

9 luglio 2015: Termine fissato dalla presidente della commissione Anna Finocchiaro per la presentazione degli emendamenti

21 luglio 2015: Nuovo termine degli emendamenti voluto dalla Finocchiaro.


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