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Patriarca: «Diciamoci la verità: sulla riforma sono voluti tornare al punto zero»

Il deputato Pd membro della XII Commissione Affari Sociali che ha lavorato alla legge delega è amareggiato: «a questo punto il testo non riuscirà ad essere licenziato a settembre. Anche dovesse tornare alla Camera arriverebbe stravolto e andrebbe ridiscusso. In più lo slittamento riapre un dibattito che noi avevamo chiuso positivamente»

di Lorenzo Maria Alvaro

Lo slittamento dell’approvazione al Senato del testo della riforma del terzo settore non ha irritato e amareggiato solo il mondo del terzo settore ma anche chi come Edoardo Patriarca ha lavorato alla Camera, alla XII Commissione Affari Sociali, per licenziare il testo che era in discussione. «Un rallentamento imprevisto che riporta tutto l’iter allo start».

Come vede questo nuovo slittamento della discussione in Senato del testo della legge delega del terzo settore?
Ovviamente gli obbiettivi sulla tempistica per quanto riguarda i parlamentari impegnati alla Camera del Pd era di giungere a conclusione di tutto l’iter, compresa la terza lettura, entro luglio. Eravamo molto fiduciosi. Avevamo consegnato il testo al senato in aprile dopo tante audizioni e discussioni approfondite. Siamo quai a fine luglio. Per tutti questo slittamento (il terzo!) è risultato inatteso e sgradito. È chiaro che perché i tempi fossero rispettati doveva succedere una cosa che non è accaduta. E cioè che al Senato si procedesse ai giusti e doverosi miglioramenti del testo licenziato alla Camera. Ma si parlava di limature. A noi e all'intero Terzo settore pareva un buon testo nel suo complesso, un lavoro di stesura durato 7 mesi che aveva portato a una legge nel complesso molto positiva.

Ma si è arenata. Come mai?
L’avvio al Senato con una relazione che prefigurava modifiche piuttosto profonde ci hanno dato si da subito un segnale preoccupante. In questi mesi abbiamo cercato in qualche modo di ridurre gli interventi, incontrando parecchie volte il relatore al Senato, cercando di mantenere la barra al centro. Non è servito visto che l'impostazione è stata di voler ridiscutere l’intero impianto della legge. Inevitabilmente questo porterà il Senato ad una discussione profonda e articolata che richiederà il suo tempo, e che consegnerà alla Camera un testo che non sarà quello che consideravamo in gran parte per blindato. Un testo stravolto cui, immagino, la Camera vorrà apportare ulteriori modifiche. Vuol dire andare alla quinta lettura. Questa è la causa del rallentamento.

Il relatore al Senato Lepri ha detto a Vita.it di essere fiducioso sul riuscire a licenziare il testo a settembre. Che ne pensa?
Penso che i tempi si allungheranno. Sarà inevitabile. Perché nello stesso periodo ci sarà anche la riforma del Senato, quella sui Diritti Civili e la legge di Stabilità. Speriamo che sia possibile approvare il testo nei tempi che identifica il relatore. Ma in quel periodo alle Camere domineranno altri argomenti. Quindi non credo proprio.

In questi giorni c'è stata molta spinta da parte delle organizzazioni di Terzo settore che all'unisono hanno detto “fate presto”…
Mi ha fatto piacere, dimostra quanto dicevo, ovvero che alla Camera eravamo riusciti a concludere positivamente il dibattito licenziando un testo che rappresentava un’ottima mediazione sui temi chiave. Questo rinvio non solo non è utile ma rischia di riaprire un dibattito che per alcuni potrebbe continuare all'infinito. Pur di non fare un passo avanti.


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