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Cooperazione & Relazioni internazionali

Ancora un naufragio in mare. Decine i morti

Almeno quaranta persone, secondo le testimonianze dei superstiti raccolte da Save the Children, sarebbero annegate nel naufragio di un gommone davanti alle coste libiche. Mons. Perego: «L'Europa non si chiuda nella cittadella dei suoi interessi». Intanto è stata svelata l'identità del capo dei trafficanti di uomini. È un etiope

di Lorenzo Maria Alvaro

È successo ancora. Per l'ennesima volta il Mediterraneo è diventato una tomba d'acqua. Ieri c'è stato un altro grosso naufragio al largo delle coste libiche. Save The Children ha sentito una parte dei 283 migranti giunti ieri pomeriggio ad Augusta sulla nave militare tedesca Holstein. I profughi erano su uno dei gommoni soccorsi, a bordo del quale, afferma l'organizzazione umanitaria, c'erano 120-125 migranti, tutti provenienti dalle aree sub sahariane in particolare Somalia, Eritrea, ma anche Benin e Mali. In 88 sono stati tratti in salvo. Hanno riferito che il naufragio si è verificato mercoledì mattina intorno alle 9.30-10. A perdere la vita sarebbero state 40 persone, per lo più donne e bambini. «Abbiamo parlato con diversi di loro», spiega Giovanna Di Benedetto, portavoce dell’organizzazione, «e le versioni sono concordi. Ho davanti a me un ragazzo in lacrime perchè ha perduto il fratello. Le vittime sarebbero tutte originarie di paesi dell’area sub sahariana».

L’ultima tragedia nelle acque del canale di Sicilia risale al 19 aprile scorso quando un peschereccio si era inabissato davanti alle coste della Libia: le vittime in quel caso erano state più di 800. Le indagini aperte dalla procura di Catania avevano portato all’individuazione dei due scafisti.

Il ruolo dell'Europa
Questa nuova tragedia del mare ripropone il ruolo dell’Europa nella gestione dei flussi migratori. Il direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei, mons. Giancarlo Perego ai microfoni di Radio Vaticana ha spiegato che, «si era detto come fosse importante il salvataggio in mare. Di fatto quest'anno le morti in mare sono aumentate e il salvataggio in mare indebolito. Quindi la prima urgenza è il ritorno a quel Mare Nostrum che era stata un'esperienza fondamentale. L'Europa deve fare un salto di qualità. Da una parte costringere alcuni Paesi a rendersi conto come tante persone partano dai loro territori in viaggi senza speranza, e dall'altra accompagnare dei viaggi che altrimenti si trasformano sempre più spesso in tragedia. La politica sulle migrazione dell'Unione oggi significa la separazione tra un Paese, l’Europa, che si chiude in una cittadella dei suoi interessi e dimentica la tragedia, e la storia di popoli che sono in cammino, che invece è la storia da guidare, da costruire per il nostro domani».

Il capo dei trafficanti di uomini
Intanto un'inchiesta della giornalista britannica di Sky News Alex Crawford, che cita come fonti la polizia italiana ed il magistrato Geri Ferrara, membro della Dia di Palermo e componente del pool antiscafisti, svela l'identità dell'uomo che organizza e guida il traffico di esseri umani che, dalle coste libiche a bordo di carrette del mare, come uno tsunami investono le coste italiane. Si chiama Ermias Ghermay ed è etiope. È stato divulgato anche un identikit.


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