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Cooperazione & Relazioni internazionali

Obiettivi del Millennio, a che punto siamo

Ogni settimana l’analisi dei progressi raggiunti prima della ratifica di nuovi impegni all’Onu. Cominciamo dal primo: nella maggior parte dei paesi la povertà estrema è stata eliminata, ma oggi ancora 1,2 miliardi di persone vivono con meno di 1,25 dollari al giorno

di Donata Columbro

Tra due mesi, a settembre, i 193 stati membri delle Nazioni Unite si incontrano a New York per rinnovare l’impegno degli Obiettivi del millennio, firmati nel 2000 per migliorare le condizioni di vita dei paesi in via di sviluppo, con 17 nuovi obiettivi che li vedranno impegnati fino al 2030. Quali risultati sono stati raggiunti? Partiamo con la verifica del primo obiettivo, quello che impegnava i governi a lottare contro la povertà estrema, la fame e la malnutrizione.

Secondo la Banca mondiale la riduzione della povertà estrema nel mondo non è ancora stata raggiunta nel 20 per cento dei paesi, che sono “seriamente fuori rotta” secondo i dati raccolti. “A questo ritmo”, scrive sul blog della Banca mondiale l’economista Juan Feng, “sarà impossibile dimezzare la quota di persone che vivono sotto la soglia di povertà come stabilito dagli obiettivi entro il 2030”.

Nel 54 per cento dei paesi l’obiettivo però è stato raggiunto: ci sono 700 milioni di persone in meno che vivono in condizioni di estrema povertà. Ma ancora 1,2 miliardi di persone vivono con meno di 1,25 dollari al giorno.

La regione più a rischio è l’Africa subsahariana, dove il 45 per cento dei paesi sono considerati appunto “fuori rotta”. In questi paesi la crescita della popolazione supera quella del tasso di riduzione della povertà, e nel 2011 c’erano 415 milioni di persone sotto la soglia di un dollaro al giorno, quasi il 50 per cento in più rispetto ai 290 milioni del 1990. Segue l’Asia, con 400 milioni di persone che vivono con meno di 1,25 dollari al giorno.

Nella mappa i paesi più scuri sono quelli in cui la percentuale di popolazione che vive sotto la soglia di povertà aumenta fino a toccare l’86,4 per cento del Burundi nella media 2007-2014 (i dati non tengono conto della parità di potere d’acquisto).

Nel primo obiettivo di sviluppo del millennio i paesi si sono impegnati a ridurre anche la fame e la malnutrizione. Nella maggioranza delle regioni il tasso di mal nutrizione è sceso dal 24% degli anni 1990-92 al 13% nel 2012-14. Il declino è stabile nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo mentre la situazione è peggiorata in Medio Oriente e in nord Africa. Nel 2013 i paesi del sud est asiatico, del pacifico e dell’america latina hanno raggiunto l’obiettivo di dimezzare il tasso entro il 2015.

Per quanto riguarda la malnutrizione infantile si parla di dati positivi: è calata dal 28 per cento dei bambini sotto i 5 anni nel 1990 al 17 per cento nel 2013. L’Asia ha ancora un alto tasso, il 32 per cento.

Nei nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile si parla di sradicare la povertà estrema, ovunque e in tutte le sue forme, ampliando il raggio d’azione in tutti i paesi del mondo: con la crisi economica anche l’occidente ha dovuto fare i conti con un aumento della povertà. almeno Una persona su 3 è a rischio povertà nei sette Paesi 'deboli' della Ue (Italia, Portogallo, Spagna, Grecia, Irlanda, Romania e Cipro) secondo il “Terzo Rapporto sull‘impatto della crisi economica in Europa".

Per quanto riguarda la lotta alla fame e la realizzazzione della sicurezza alimentare si indica una via da seguire, quella dell’agricoltura sostenibile. Siamo pronti a misurarne l’impatto.


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