Famiglia & Minori

Non solo Pil: il benessere degli europei si misura in qualità della vita

Sono nove le misure che indicano il grado di felicità dei cittadini europei al di là di pil e produttività: dalla commissione Stiglitz-Sen-Fitoussi arriva il primo rapporto che fotografa la vita degli europei dalle relazioni sociali alla professione. E gli italiani? Felici, ma sotto la media.

di Donata Columbro

Sul portale dell’Eurostat a cui si accede per confrontare i dati del rapporto sulla qualità della vita in Europa si staglia un bel sole sorridente, sotto cui riposano un ragazzo e una ragazza: chiedimi se sono felice, sembrano dire con i loro sorrisi. È quello che ha fatto il team di ricercatori dell’Ufficio Statistico dell'Unione Europea, combinando gli indici quantitativi già disponibili nel database alle valutazioni soggettive dei cittadini, per capire come si vive nei 28 paesi dell’Ue. Il rapporto è stato pubblicato dopo una serie di raccomandazioni da parte della Commissione Europea per migliorare il modo in cui si affrontano le politiche e le problematiche della società, attraverso nuovi indicatori sul benessere della popolazione, “oltre il pil”. Il prodotto interno lordo infatti rappresenta un riferimento macroeconomico che indica il valore dei beni e servizi prodotti in un anno in un paese, ma comprende anche fenomeni negativi come l’inquinamento o i disastri ambientali. Nel settembre 2009 sono arrivate indicazioni pratiche dalla commissione Stiglitz-Sen-Fitoussi, chiamata così dai suoi leader, i premi Nobel Joseph Stiglitz e Amartya Sen, e l’economista Jean-Paul Fitoussi, con 12 raccomandazioni per misurare la performance economica e il benessere sociale nei paesi europei, con uno sguardo sullo stato dell’ambiente e sulla governance.

Secondo la commissione, il benessere è un concetto multidimensionale che non può essere rappresentato solo dall’accesso ai beni materiali. Nel rapporto, gli indicatori usati per capire quanto i cittadini europei sono “felici” misurano anche il valore dato a fattori diversi da quelli economici, come il tempo libero, la percezione dello stato ambientale, la solitudine. Nove le “misure” che fotografano la situazione complessiva: condizioni di vita materiali, occupazione, salute, educazione, tempo libero e interazioni con gli altri, sicurezza fisica ed economica, governance e diritti civili, ambiente, qualità della vita in generale.

Oltre ai dati ricavati dal database Eurostat, come la disoccupazione, l’affluenza alle urne, i crimini riportati, il reddito annuo, l’esposizione all’inquinamento, i ricercatori hanno usato indagini qualitative in cui alle persone è stato chiesto di indicare la propria soddisfazione in particolari contesti e momenti della vita – dalla realizzazione sul lavoro all’esperienza nei trasporti pubblici come pendolari – con un valore da 0 a 10, su cui è stata costruita la classifica.

Cosa ci raccontano i dati:
Gli italiani in media sono soddisfatti della propria qualità della vita, ma meno degli altri cittadini europei: 6,7 su 10 è il voto complessivo, mentre la media europea è di 7,1. I più felici sono i paesi scandinavi – Danimarca, Finlandia, Svezia – con un punteggio di 8 su 10, mentre la qualità della vita peggiore (percepita) è in Bulgaria, dove i cittadini hanno espresso con un voto di 4,8 su 10 la propria (in)soddisfazione.

Per quanto riguarda la considerazione delle proprie risorse finanziarie, il punteggio per l’Italia è di 5,7 su 10, sotto la sufficienza. Il 66,8 per cento invece è contento delle proprie condizioni di salute, solo il 12 percento le percepisce come “cattive”. Il voto aumenta quando si parla di soddisfazione per la propria soluzione abitativa: 7,2 su 10, che rimane comunque sotto la media europea di 7,5. La Finlandia è prima in classifica con un voto di 8,4.

Appena sotto la media anche la percezione della propria situazione lavorativa, 7,0 (quella europea è 7,1). Ma come si può vedere dal grafico, un basso reddito annuo non sempre indica una cattiva reputazione della propria situazione finanziaria: in Romania in media un cittadino guadagna duemila euro all’anno ma si ritiene soddisfatto quanto il nostro paese – dove la cifra è di 15.733 euro – e poco meno di uno svedese, che guadagna 26414 euro l’anno – per quanto riguarda la percezione del proprio benessere economico.

Interessante l’ambito sulle relazioni sociali: solo l'85,7 per cento degli italiani ha risposto di avere una persona da contattare in caso di bisogno. La percentuale in Slovacchia è del 98 per cento e in Finlandia del 97 per cento. Sotto il 90 per cento, insieme all'Italia anche il Portogallo (87,7 per cento) e la Grecia (86,6 per cento), paesi mediterranei dove secondo il pensiero comune è più facile affidamento sulle reti familiari in caso di necessità.

Per confrontare i dati tra i diversi paesi e accedere alle statistiche complete c’è il portale Eurostat: Rapporto qualità della vita 2015


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