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Sostenibilità sociale e ambientale

Caro Pisapia, sull’inquinamento Milano è ancora molto indietro

L'economista dei trasporti Marco Percoco della Bocconi boccia la politica dell'amministrazione uscente: «Ecopass, Area C e car sharing sono strumenti poco efficaci. Vi spiego perché»

di Marco Percoco

Le amministrazioni comunali di mezzo mondo sono alle prese con i problemi derivanti dall’inquinamento e dalla congestione, ovvero dalle esternalità prodotte dalla mobilità urbana.

Al pari di Londra, Stoccolma e Hong Kong, Milano, nel 2008, ha introdotto il cosiddetto Ecopass, ovvero una tassa da pagarsi all’ingresso del centro storico. L'Ecopass era in vigore dalle 7,30 alle 19,30 nell'area di 8,2 kmq (rispetto ai 181 kmq totali) della città detta “Cerchia dei Bastioni”. Ad essa si poteva accedere attraverso 43 varchi di cui 7 riservati al trasporto pubblico. L'ingresso era gratuito per le vetture meno inquinanti come le automobili a benzina Euro 3 e 4 e i veicoli diesel Euro 4 e 5 con filtro antiparticolato (ed Euro 4 senza filtro antiparticolato fino al 1 giugno 2010), per tutti i veicoli elettrici e ibridi, per i motocicli e per tutti i veicoli dei disabili, taxi, noleggi con conducente, bus, veicoli di pubblico servizio o appartenenti a enti pubblici.

Ma Ecopass e Area C hanno funzionato? Sono riusciti a ridurre l’inquinamento, cioè il vero problema dell’area milanese?

La ricerca ad oggi pubblicata su riviste internazionali e che utilizza metodi statistici che tengono conto di molti altri fattori ci offre due risultati incontrovertibili:

  1. l’inefficacia di Area C (come pure di Ecopass) nel ridurre strutturalmente la concentrazione di qualsiasi inquinante;
  2. l’inefficacia di Area C nel ridurre strutturalmente il numero di veicoli circolanti a causa di un incremento nell’uso di motocicli (+21%) e di strade a ridosso dell’area tassata (ovvero, la tassa ha deviato il traffico).

Considerata questa evidenza, è difficile continuare a sostenere la non necessità di un’estensione della zona soggetta a road pricing. Inoltre, l’esperienza di Londra pure ci insegna che è necessario prevedere anche un’estesa “Low Emission Zone”, ovvero un’area in cui è interdetta la circolazione a veicoli ad impatto ambientale anche medio.

Il car sharing è uno strumento interessante, ma nasce già vecchio, visto che è stato introdotto e poi abbandonato in Olanda già negli anni ’70, dunque non è ragionevole attendersi grandi effetti dall’espansione di questo mercato e certamente è troppo presto per pensare di osservare mutamenti significativi nel parco vetture circolanti.

Il recente Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) pure contiene delle misure interessanti, come le Zone 30 e qualche timido segnale di allungamento delle piste ciclabili, ma bisogna fare di più. Bisogna estendere l’Area C, introdurre una ZTL sul modello della “Low Emission Zone” londinese a tutta l’area metropolitana, bisogna tassare moto e motorini, responsabili di quote crescenti di inquinamento.

Milano è ancora una delle città più inquinate e la più congestionata d’Europa ed è forse giunta l’ora di implementare misure più radicali, per la salute ed il benessere dei milanesi stessi. Servono politiche inizialmente impopolari, ma che col tempo andranno a beneficio di tutti ed acquisteranno consenso diffuso.

In apertura foto di FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images


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