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Economia & Impresa sociale 

Agricoltura sociale: festeggiano i coltivatori diretti, deluse le coopsociali

La Camera dei deputati ha approvato in via definitiva il testo licenziato dal Senato. Un provvedimento che non soddisfa la cooperazione sociale, ma che il presidente della Coldiretti definisce «una svolta epocale»

di Redazione

È stata approvata questa mattina in terza lettura alla Camera dei deputati la legge sull’agricoltura sociale. Una norma che il vicepresidente della commissione Agricoltura della Camera (e primo firmatario) ha definito «una nuova frontiera per il mondo agricolo. «Dopo anni di attesa abbiamo finalmente dato il giusto riconoscimento a quanti, con passione e professionalità, hanno saputo coniugare l’imprenditorialità agricola con la responsabilità sociale», gli ha fatto eco il viceministro Andrea Olivero.

Sulla stessa lunghezza d’onda la Coldiretti, organo di rappresentanza dei coltivatori diretti che per voce del presidente Roberto Moncalvo sottolinea come «lungo tutta la Penisola, nelle aree rurali come in quelle periurbane stanno nascendo esperienze molto diversificate di agricoltura sociale che vanno dal recupero e reinserimento lavorativo di soggetti con problemi di dipendenza (droga e alcool in particolare) all’agricoltura terapeutica (ortoterapia, ippoterapia ecc.), con disabili fisici e psichici di diversa gravità, ma anche il reinserimento sociale e lavorativo di persone emarginate (minori a rischio, disoccupati di lunga durata, ecc.) e l’attività agricola volta al miglioramento del benessere e della socialità (agriasilo, orti per gli anziani, ecc.)». «Questa diversificazione – precisa la Coldiretti – si palesa con l'innesto di pratiche di agricoltura sociale nelle diverse tipologie di coltivazioni, di allevamenti e di attività di servizio: agriturismo, ristorazione, punti vendita aziendali, fattorie didattiche. Con la nuova legge si definisce una cornice comune, da valorizzare e promuovere anche nei nuovi PSR (programmi di sviluppo agricolo) che accompagneranno lo sviluppo delle aree rurali fino al 2020. «L’agricoltura sociale è la punta più avanzata della multifunzionalità che abbiamo fortemente sostenuto per avvicinare le imprese agricole ai cittadini e conciliare lo sviluppo economico con la sostenibilità ambientale e sociale. «Una svolta epocale – conclude Moncalvo – con la quale si riconosce che nei prodotti e nei servizi offerti dall’agricoltura non c’è solo il loro valore intrinseco, ma anche un bene comune per la collettività fatto di tutela ambientale, di difesa della salute, di qualità della vita e di valorizzazione della persona».

I toni trionfalistici dei coltivatori diretti non sono per nulla condivisi dal mondo della cooperazione sociale che ha in più occasioni su queste stesse colonne parlato di «occasione mancata». Nel corso del dibattito parlamentare infatti è stato cassato l’emendamento al comma 4 dell’art. 2 che prevede per le cooperative sociali la possibilità di essere riconosciute come agricoltura sociale solo se il fatturato derivante dall’esercizio delle attività agricole sia prevalente o comunque sia superiore al 30%, «così da escludere tutte quelle attività svolte dalle comunità di accoglienza di tossicodipendenti, dai centri per l’inclusione sociale dei disabili e per le persone con problemi di salute mentale. Infatti in questi casi, la parte di fatturato derivante dalle attività di agricoltura sociale è limitata rispetoopecto al complesso delle attive sociali, sanitarie e riabilitative svolte dalle cooperative sociali», ha ricordato il portavoce dell’Alleanza delle cooperative sociali, Giuseppe Guerini.

Positivo infine il commento della Fisah. «È un ambito a cui ci piace riferirci perché è strettamente legato anche alla qualità dell’ambiente oltre che ad un’imprenditorialità moderna, sensibile e sostenibile. Una norma che apre strade e progettualità, ma soprattutto che riconosce valori ed esperienze», interviene Vincenzo Falabella, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap.

Ora l’iniziativa passa alle Regioni, agli Enti locali e agli enti pubblici. Le Regioni, in particolare, nell’ambito dei Piani di Sviluppo Rurale, potranno promuovere specifici programmi per la multifunzionalità delle imprese agricole, con particolare riguardo alle pratiche di progettazione integrata territoriale e allo sviluppo dell’agricoltura sociale.

Nella foto di Antonio Mola, un operatore della cooperativa sociale Biplano di Bergamo


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