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Vittadini: la riforma del terzo settore è il banco di prova del governo

Il presidente della Fondazione per la sussidiarietà, che ha accolto il premier a Rimini, si dice positivamente impressionato dell'idea che Renzi ha dell'economia sociale. Ma avverte: se la legge non sarà approvata al più presto, saranno solo parole. «Serve subito un segnale»

di Gabriella Meroni

Professor Vittadini, il Meeting sta per chiudere i battenti e ancora non si è spenta l'eco dell'incontro con il premier Renzi. Lei gli ha rivolto quattro domande: la prima ha riguardato la cosiddetta anomalia italiana, cioè il fatto che il nostro paese è stato tradizionalmente costruito dal basso, dai cittadini liberamente associati. Come mai questa questione ha preceduto altre apparentemente più importanti, come quella dell'Europa e della pace?
Perchè se manca la valorizzazione di questo aspetto non abbiamo niente da dire come paese neppure all'Europa. L'Italia detiene questo primato, che non ci fa sentire inferiore a nessun'altra nazione, compresa la Germania, della partecipazione popolare alla costruzione del bene comune. Un primato del popolo sui potenti che ci rende credibili e che non possiamo perdere, pena la perdita della nostra identità.

Lei è stato soddisfatto della risposta e dell'analisi di Renzi su questo punto?
La risposta del presidente del Consiglio è stata evidentemente non analitica ma di largo respiro, e in sintonia con quanto visto al Meeting, che da sempre è espressione anche dei corpi intermedi e dà loro spazio e voce. Se poi il programma del governo andasse nella direzione annunciata sarebbe molto interessante sia a livello internazionale, perchè una nazione in cui il primato è reso al popolo è per sua natura avversa a ogni tipo di colonialismo, compreso quello culturale, e sia a livello interno. Per questo attendiamo con fiducia il prosieguo del percorso delle riforme.

Sulla riforma del terzo settore Renzi al Meeting ha fatto solo un accenno. Le è bastato?
Mesi fa il governo Renzi aveva preso una posizione molto chiara e decisa, inserendo la riforma tra le priorità. Bisogna che questa idea non venga abbandonata e attendiamo un segnale preciso: la legge deve riprendere subito il proprio cammino e l'esecutivo deve fare di questa una delle proprie battaglie. Se ci sono resistenze interne devono essere vinte.

Insomma per lei questo è un banco di prova?
Assolutamente sì. Dall'approvazione o meno di questa riforma si vedrà se davvero, al di là delle parole, il governo ha un'idea di economia sociale diversa, l'unica che può far diventare l'Italia un modello anche per gli altri paesi e farla ritornare così protagonista anche in Europa.


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