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Adozioni: l’Africa le chiude perchè non sa cosa sono veramente

L'avvocato Okende, tra i massimi esperti africani di adozioni internazionali, fa il punto sulla situazione del Continente, dove molti paesi stanno stringendo le maglie nei confronti dell'Occidente. «Da noi mancano cultura e sistemi di welfare, da voi c'è troppa arroganza. Così l'infanzia abbandonata è a rischio»

di Gabriella Meroni


L'Africa e il futuro delle adozioni internazionali è uno dei temi al centro del convegno “Adozione internazionale in cerca di futuro. La scelta politica dell’accoglienza”, organizzato da Amici dei Bambini, che si chiude oggi a Gabicce Mare. Vita.it ha intervistato l’avvocato Martin Kasereka Musavuli Okende, esperto di adozioni, della Repubblica Democratica del Congo, per capire dove sta andando il Continente, soprattutto dopo il documento approvato dall'East African Legislative Assembly sulla protezione dei diritti dei bambini, che sembra introdurre una stretta sulle adozioni da parte dei paesi occidentali.


Avvocato Okende, lei ha definito la situazione delle adozioni in Africa drammatica. Quali sono le principali ragioni che l'hanno determinata?
Un'attenta analisi delle adozioni nel continente africano impone questa definizione, non trovo altri termini che possano rappresentarla in modo più appropriato. Le principali cause di questa situazione devono essere ricercate nella realtà e nella storia dell'Africa: la diffidenza, gli scandali, mancanza di un'efficace vigilanza, l'instabilità politica, le guerre continue, la povertà, il colonialismo e le sue conseguenze, la scarsa possibilità di sviluppo di adeguati sistemi di welfare, l'urbanizzazione ed il profondo mutamento dei legami famigliari nelle grandi città in costante espansione. Accanto a questi fenomeni di carattere macroscopico, ed è doveroso indicare che ogni singolo stato africano ha seguito un proprio percorso negli anni, posso affermare che sia mancata in Africa una vera cultura dell'adozione. Tutt'oggi una buona parte della popolazione del mio Paese ha idee confuse ed errate su cosa sia veramente l'adozione e questa mancanza di conoscenza genera diffidenza e la diffidenza porta alla chiusura.


Quali sono le responsabilità dei governi africani e quali, invece, dei governi dei paesi occidentali?
Le responsabilità dei governi africani sono, a mio parere, di non essere ancora riusciti pienamente a riempire di significato il concetto di sussidiarietà, di non aver vigilato completamente sulla protezione dell'infanzia, di non aver sempre sviluppato un sistema di welfare capace di rispondere all'emergenza dell'abbandono presente nei propri Paesi ed anche purtroppo di non aver coinvolto i propri popoli nella conoscenza dell'adozione. Le responsabilità dei governi occidentali sono di non essere ancora riusciti a riempire di significato il concetto di sussidiarietà, la mancanza di una profonda comprensione e conoscenza dei Paesi africani, il desiderio di importare modelli inadeguati e purtroppo, in alcuni casi, un atteggiamento arrogante che aumenta le distanze.


Quali soluzioni pratiche, immediate, si potrebbero adottare per migliorare la situazione?
La prima azione pratica che individuo è certamente una campagna accurata per promuovere la registrazione anagrafica dei bambini, poi è fondamentale la stretta collaborazione tra le istituzioni e il reciproco rispetto dei principi e delle regole dei Paesi, da ultimo ma non meno importate è iniziare a parlare a tutti di adozione e spiegare davvero cosa sia.


Ci sono centinaia di famiglie italiane e non solo che attendono da anni di riabbracciare i propri figli adottati nel suo paese, la RDC. Secondo alcune fonti, sarebbero oltre 400 e non poco più di 100 come sostenuto da fonti ufficiali. A lei cosa risulta? E quali prospettive di una positiva soluzione della vertenza ci sono?
Purtroppo ritengo che la chiarezza su questo punto possa e debba doverosamente essere fornita da parte del governo italiano.


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